Della eccellenza e dignità delle donne/De li beni de la fortuna
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Gran parte de la nostra fatica credo sia passata, avendo per assai sufficienti ragioni dimostrato che quanto alli beni de l’intelletto, cioè alle virtù e a la dottrina, la donna non solamente non cede al virile sesso, ma eziandio di gran lunga lo trapassa. Sì che omai molto agevole estimo il rimanente provare, e massimamente de li beni strani, o vero de la fortuna, tra li quali la patria non ha l’ultimo luoco, la quale se consideriamo dal principio de’ nostri primi parenti, trovaremo che il nostro patre Adam fu in Siria nel campo Damasceno creato e oltra ciò fu creato di lotto e fango ed Eva nel paradiso terrestre, per la qual cagione credo sia la consuetudine introdotta di onorare le donne in qual luoco se siano, sì come quelle che per essere in sì degna parte create, meritano da ogni uomo essere riverite, avegna che altri adducono altra ragione de l’onor portatogli che è quella de la matre di Coriolano, la quale, più che tutto il romano populo e più che i sacerdoti, puote a rimovere l’adirato figliuolo dal fiero proponimento contra l’ingrata patria.
Per il che come a conservatrici de la cità romana fu sempre alle donne portato il devuto onore e crescendo con gli anni infin a’ nostri tempi è tale usanza pervenuta, come noi veggiamo, che e ne le vie se gli cede e alle tavole ne le nozze e altri conviti se gli danno i più onorati luochi e quantunque a donna di più bassa condizione parlando, li più onorevoli uomini portano rispetto, perché così la natura maestra de tutte le cose ce insegna, lasciandone per naturale instinto qual cosa abbiamo ad seguire e quale a schifare. Questo eziandio non solamente conoscono li uomini, ma tra le fiere lo unicorno ne fa chiarissima fede. Quale essendo e di maravigliosa gagliardezza e di grandissima crudeltà dotato, da niuno altro animale fuor che da la vergine donna soffre d’esser trattato e ammanito, conoscendo in lei tanta eccellenza che giudica la sua dolce sorte esser da così nobile cosa preso.
Ma di questo sì saldo e intiero giudicio molti fideli amanti sono che non consentono esserne concessa laude ad uno animale irrazionale, alli quali parrebbe incomparabile felicità spendere la vita in qualche atto egregio per piacere alle loro donne. E certo degni sono questi tali de la morte, ma de la piccola, dico, che dolcemente si può fare molte volte. E così ne adviso le donne valorose che le piaccia dargli cagione di lunga vita, a ciò per loro amore possano spesse fiate di simile morte morire ed esse lungo tempo esser da loro bene servite.
Ma per tornare alla dignità de la donna, noi dicemo, e così vedesi per isperienza, che il calore suo grandemente giova alla infermità de’ paraletici. E un maggiore argumento c’è ancora, che il mondo tutto, per esser opera sì maravigliosa di natura, nel quale si contengono tante altre belle cose, deve da qualche cosa eccellentissima esser denominato e torre il nome suo, e pur una terza parte di quello cioè l’Asia, la quale contene tante provincie, ha tolto il nome da la moglie di Iapeto matre di Prometeo, detta Asia. E una altra parte chiamata Africa o vero Libia fu detta da Libia figliuola di Epafo. L’altra terza parte Europa, così fu chiamata da la figliuola di Agenore rubbata dal sommo Giove, converso ne la fallace forma dil bianco giovenco. E tutta la terra insieme è detta matre universale.