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IX XI

[p. 11 modifica]Ampliata così da virtù e giustizia la Repubblica, soggiogati i maggiori Re, oppresse le più feroci e potenti nazioni, sradicata l’emula Cartagine, e fattasi in somma Roma signora del Mondo, cominciò a incrudelire Fortuna, ogni cosa sossopra mandando. Quegli uomini stessi, che fatiche, pericoli, dubbj e difficili eventi lievemente avean sopportato, all’ozio e alle ricchezze di loro indegne non ressero. Crebbe da prima l’avidità d’arricchire, poi di signoreggiare: e da queste, ogni danno. Dall’avarizia corrompeansi la fede, la probità, ed ogni altra virtù; sottentravano ad esse superbia, crudeltà, venalità, irreligione. Dall’ambizione la sincerità distruggevasi; altro s’ebbe nel petto, altro su i labri; amicizie ed inimicizie non le contrasse l’onesto, ma l’utile; a bontà si compose più il volto che il cuore. Crescevano a poco a poco tal pesti, di tempo in tempo dalle leggi frenate: quando poi fu universale il contagio, nella mutata città, di giustissimo ed ottimo ch’era il governo, crudele e intollerabile diveniva.