Della congiura di Catilina/LVII
Questo testo è stato riletto e controllato. |
Traduzione dal latino di Vittorio Alfieri (1798)
◄ | LVI | LVIII | ► |
Ma, giunta nel di lui campo la nuova della congiura scoperta in Roma, e di Lentulo, Cetego, e gli altri colà giustiziati; molti, cui la sola speranza di preda o di novità indotti avea a tal guerra, cominciarono a spicciolarsi. Catilina, per aspri monti, a gran giornate nel campo di Pistoja condusse quanti ne potè ritenere, pensando per occulti sentieri potersi di là trafugar nella Gallia cisalpina. Ma Quinto Metello Celere con tre legioni occupava il campo Piceno; e dalle strettezze di Catilina argomentando i di lui disegni, saputo dai disertori la via ch’egli terrebbe, mosse prontamente il suo esercito, e al piè di quei monti, donde dovea Catilina sboccar nella Gallia, accampossi. Nè Antonio era molto lontano da Catilina; con poderosa oste inseguivalo per vie meno scoscese di quelle ch’ei fuggitivo teneva. Ma, vedendosi Catilina tra i monti e i nemici rinchiuso, uscita vana in Roma ogni impresa, e speranza nessuna di soccorso rimaner nè di fuga; credè in tale stato migliore il partito di tentar la fortuna dell’armi. Fermo perciò di combattere quanto prima con Antonio, a’ suoi radunati in tal modo parlava.