<dc:title> Del veltro allegorico di Dante </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Carlo Troya</dc:creator><dc:date>1826</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Troya, Carlo – Del veltro allegorico di Dante e altri saggi storici, 1932 – BEIC 1955469.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Del_veltro_allegorico_di_Dante/VI.&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20210109055443</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Del_veltro_allegorico_di_Dante/VI.&oldid=-20210109055443
Del veltro allegorico di Dante - VI. Carlo TroyaTroya, Carlo – Del veltro allegorico di Dante e altri saggi storici, 1932 – BEIC 1955469.djvu
[p. 16modifica]VI. Nei medesimi tempi si ha memoria del primo Ranieri che si conosca finoggi col nome della Faggiola; il quale [p. 17modifica]
raunatosi nella badia del Trivio con Ugo di Montedoglio e Bernardino di Montauto, confortò di sua presenza un trattato conchiuso fra quella e gli uomini di Montecoronaro (1274). Il primo Ranieri, oltre Uguccione della Faggiola, ebbe figli Ribaldo padre di Paolozzo, ed Ubertinuccio, Ugo, Federigo e Fondazza: sua figlia Giovanna l’allogò a Ravenna in Saladino II dei nobilissimi Onesti. La zia di costui, Onestina degli Onesti avea sposato l’esule Giovanni Fontana degli Alighieri, nipote di Aldigerio degli Alighieri. Venne in fama Ranieri della Faggiola per le sue guerre contro Arezzo e piú assai pel figlio Uguccione; ma giá nelle sue feltrie montagne sorgevano due illustri cugini, Galasso e Guido conti di Monte Feltro, dei quali Dante allega il primo in esempio di gentilezza (Convito), e l’altro è il padre celebratissimo degl’intrepidi Federigo e Buonconte. Guido attenessi di fare schermo contro le forze dei guelfi e di Carlo I in Romagna: di Carlo I, cui lietissima in quei giorni giungea la fama delle turbazioni di Pisa (1275). Uscitone spontaneo il conte Ugolino della Gherardcsca con buon numero di clienti e di amici, erasi recato a Lucca, donde apertamente osteggiava la patria (giugno 8). I guelfi di Bologna presero cotal destro, e tosto campeggiarono sul Senio non lungi da Faenza: guidavali Malatesta di Verrucchio, giá regio vicario in Firenze, ora nuovamente podestá di Rimini. Ma seppe Guido di Monte Feltro annullare il vantaggio apportato ai guelfi dal conte Ugolino: e sulla riva del Senio aspramente i bolognesi percosse. Il giovane Uguccione della Faggiola, se non in quella battaglia, certamente in quella stagione trattava le sue armi ghibelline. Grandi racconti faceansi della sua forza e del suo coraggio: solo sostener l’impeto di un esercito e ristorar le battaglie; aver bisogno d’inusitate armi per coprire membra vastissime: fiera e paurosa la vista bastare per volgere in fuga il nemico: insolita copia di cibi appena esser da tanto che sostentassero così gagliarda persona. I quali detti potrebbero per avventura dipingerlo alle nostre menti quale rozzo ed ingordo accoltellatore: nondimeno chi lo conobbe afferma che fu allegro il volto di lui, e che straordinaria robustezza del corpo si congiungeva in esso all’ingegno ed alle arti del favellare.