Del veltro allegorico di Dante/Prefazione dell'autore
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Questo discorso è tratto dalle istorie che io scrivo dei tempi dell’Alighieri, nelle quali mi vo ingegnando con ogni studio di narrare i costumi e le passioni di quella etá.
Qui ho dovuto stringere in poco le molte cose spettanti al presente lavoro delle istorie medesime: tengo nondimeno in serbo copiose aggiunte riguardo ai contemporanei di Dante, che sono ricordati da lui. Pubblicherò i documenti sui quali si fondano i miei racconti, e il novero degli scrittori coetanei che mi furono scorta; con un brevissimo ragguaglio di ciascuno per intendere qual fede si meriti egli, e a quale appartenne delle italiche fazioni. Vi saranno indici abbondanti; e, spero, una carta dei viaggi di Dante.
Io non ho dubitato di anteporre l’autoritá dei documenti a quella degli scrittori, che poterono errare per ignoranza o piú sovente per amore di parti. Seguendo l’Alighieri, affermò (per cagion di esempio) il guelfo Giovanni Villani, essere stati piccoli garzoni Ugolino il Brigata e gli altri figli o nipoti del conte Ugolino della Gherardesca, venuti meno per fame nel 1289. Ma piú che a Dante o al Villani dee credersi ad Enzo re di Sardegna ed avo del Brigata; ad Enzo il quale, nel suo testamento del marzo 1272, lasciò erede il nipote; che per conseguenza, quando morì, oltrepassava il suo anno decimosettimo. Sui documenti adunque si vuole in prima studiare; per la qual cosa io prego le gentili persone, che ne posseggono alcuno, di non volere punto esserne avari; specialmente se alcuno valesse a far conoscere la famiglia di Uguccione della Faggiola, che io suppongo fin qui essere stato dei conti di Carpigna.
Nella Romagna toscana l’immagine di esso fummi donata dal curato di Bagno, presa dall’uno dei cento ritratti di capitani del Capriolo1. Non è dissimile da un ritratto antichissimo che ho veduto a Mortano in casa del signor Ilario Fabbri, figlio dell’ultima tra i Faggiolani. Tale immagine si è fatta incidere, perché rassomiglia eziandio al ritratto che Andrea Orgagna dipinse di Uguccione in Pisa nel campo santo.
Ai molti, che mi hanno giovato nei miei studi, vorrei qui dare pubblica testimonianza della mia gratitudine. Ma il farò altrove: per ora non posso tacere di due altri curati, modesti abitatori della Massa Trabaria e del Monte Feltro. Se giammai questo scritto pervenisse loro alle mani, si sovvengano il piovano di Graticcioli e l’arciprete di Monte Cerignone, che uno sconosciuto alla fine del 1824 veniva dal mezzogiorno d’Italia per visitar le rovine del castello della Faggiola. Egli trovò cortese albergo nelle loro montagne appo essi, e sedè con essi a mensa ospitale: da indi in qua non ha perduto né perderá la memoria dell’amabile semplicitá e dell’affettuosa lor gentilezza.
C. Troya di Napoli.
Note
- ↑ Pubblicati dal Tommasino (Roma, pel Gigliotto, 1596, in 4.°).