Del rinnovamento civile d'Italia/Documenti e schiarimenti/II

Documenti e schiarimenti - II

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Documenti e schiarimenti - I Documenti e schiarimenti - III

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II

DEI GESUITI

Il lettore ritroverá nel mio Gesuita moderno le prove di tutte queste asserzioni. Ma per coloro che non avessero in pronto il detto libro, pongo qui sotto alcuni nuovi testi autorevoli per corroborare parecchi degli aggravi accennati nella presente opera.

Penitenze eccessive. Il padre Massei racconta quelle di Paolo Segneri suo confratello; il quale, fra le altre cose, «disteso nudo sul letto si faceva colare per tutto il corpo, massimamente nel ventre, la cera bogliente» (0. Il Bartoli loda il costume di far digiunare i bambini da latte ( 1 2 3 4 5 6 ) e «la bella usanza di ferirsi ogni di di quaresima in cinque diverse parti il corpo» (3). Vedi pure altrove (4). Se lo svisarsi è interdetto, quanto piú il distruggersi?

Il suicidio. Il padre Vincenzo Carafa, settimo generale della Compagnia, «mai non si lasciò persuadere di punto rallentare quell’aspra maniera di trattare il suo corpo alla peggio, come faceva, ancorché ben vedesse che si accortava di non poco la vita. Perciocché diceva: — Come non debbo io adoperare gli sproni che mi aiutino a finire in piú brieve tempo quel corso che porta fuori di queste miserie alla beatitudine di veder Dio? — E ne dava l’esempio del beato Luigi Gonzaga, che delle penitenze si valse anco per piú tosto spedirsi dal mondo» (5). «Venni in pensiero che io doveva con ogni maniera di mortificazioni, si dell’anima come del corpo, maltrattarmi e non concedermi mai niente che mi fosse in piacere, e cosi odiar me stesso, eziandio se avessi ad accortarmi la vita, come fuor di ogni dubbio fece il beato Luigi Gonzaga, non che senza colpa d’indiscrezione, com’egli medesimo nel morire si protestò, ma con grande accrescimento di merito»(°). Questo padre Carafa

(1) Breve ragguaglio della vita del padre Segneri, pp. 64, 68.

(2) Giappone , iv, p. 6.

(3) Ibid., p. 19.

(4) Ibid. , ni, 88. Id., Vita di san Francesco Borgia, passim.

(5) Bartoli, Vita del padre Vincenzo Carafa, l, 12.

(6) Ibid., il, 1. [p. 308 modifica]

aveva un’umiltá singolare, poiché, interrogato «se, dovendo morire, nulla gli pungerebbe il cuore con riinordimento di coscienza, rispose: — O figliuol mio, di che vogliono aver rimorso i santi alla morte?»! 1 ).

L’intolleranza. Sforza Pallavicino, che fu senza dubbio uno dei gesuiti piú civili e discreti del suo tempo, chiama gl’israeliti «un vii gregge d’uomini, i piú ignoranti, i piú meccanici, i piú avari, i piú bugiardi... che vivano nel nostro commercio; sordidi, viziosi, disonorati, abborriti per ogni luogo». E queste parole si leggono nella Perfezione cristiana ( 2 3 4 5 ). È egli da stupire che nove vescovi del Piemonte educati a questa scuola protestassero contro la legge che accomuna alla generosa schiatta i diritti civili? Gli ebrei però non debbono averla a male, poiché il cardinale gesuita non si mostra piú gentile verso le donne, e scrive che il loro sesso, «essendo imperfetto nell’individuo, sarebbe un mostro nella spezie, se non fosse necessario a perpetuarla con la generazione; onde la natura il fe’ non fuori dell’intenzione si come i mostri, ma intendendone per fine il generare» (3). Non ti par egli di leggere il celebre Giovanni Nevizano? E il disprezzo della donna, non che migliorare i costumi, forse non li corrompe? La riverenza del sesso frale non è un portato e un progresso del cristianesimo?

Stragi religiose. «Pari anch’essere la consolazione dell’animo, veggendo che quelle guerre non servivano tanto a distruggere gli avversari di Fasciba quanto i nemici di Cristo. Ciò erano i bonzi... Averne Fasciba oramai quasi del tutto spento quattro delle maggiori sètte e fatto de’ lor corpi orrendo macello»(4). Fu dato «a distruggere al fuoco il noviziato nostro e due chiese che v’avevano. Benché non senza qualche consolazione per la vendetta che una zelante e animosa donna fedele ne fece», la quale pose fuoco in un monistero e in un tempio di bonzi, «tutta giubbilante finché durò a consumarsi quel sacrificio delle sue mani» (5). Il fatto piú enorme di questo genere che le storie rammentino è la strage degli ugonotti, nominata da

(1) Bartoli, Vita del padre Vincenzo Cara/ a, il, 12.

(2) I, 16.

(3) Tbid., n, io.

(4) Bartoli, Giappone , il, 2.

(5) Ibid., li, 16. [p. 309 modifica]

san Bartolomeo. Ora il Bartoli, attribuitone il primo suggerimento a san Francesco Borgia generale della Compagnia, soggiunge che «non potè il santo parlare o piú efficacemente o piú a grado del cuore di quel zelantissimo re [Carlo nono], a cui null’altro che la troppa brieve vita di soli venticinque anni non ancora compiuti tolse il poter ultimare l’impresa, che avea cominciata, di spegnere nella Francia il fuoco dell’eresia col sangue de’ medesimi eretici» ( r ). Altrove ripete lo stesso. «I pensieri di quel zelantissimo re di spegnere col sangue degli eretici il fuoco dell’eresia, che ogni di piú si allargava in quel regno a distruggervi la fede cattolica, pochi mesi tardarono a scoprirsi nel Consiglio segreto che tenne a’ ventitré di agosto di questo medesimo anno 1572, e nell’esecuzione che se ne cominciò il di susseguente in Parigi: né altro che la troppa brieve vita di sol venticinque anni non compiuti gli tolse di condurre a fine l’incominciato» ( 1 2 3 4 5 ). Duole solo al buon padre che per la morte immatura del principe l’ecatombe di tante migliaia sia stata scarsa. E, a compiere l’edificazione del lettore, egli commenda la «pietá straordinaria» e la «mente capacissima» di Caterina de’ Medici; e racconta che «quella gran donna» poco innanzi alla carnificina ragionò col Borgia lungamente «delle cose dell’anima», e volle «il rosario» che egli «portava a cintola» (3).

Liturgia e taumaturgia. A quella appartengono gli amuleti e il culto dei «cuori» e delle «concezioni». Dei primi esempio stranissimo ci dá il Bartoli, dove recita di un capitano che «dovea a Dio tutte le sue vittorie come tutte fossero miracoli, perché all’entrare in campo si metteva per entro lo schienale il fusto d’una croce lunga oltre ad un braccio, tanto che ella gli avanzava sopra il cimiero» (4). I cuori di Gesú e di Maria e la concezione immacolata di questa non bastano ai padri, ma ci aggiungono il cuore e, se non la concezione intemerata di san Giuseppe, almeno il suo purificamento in grembo alla madre. Onde il Segneri loda quei «segnalati dottori i quali affermarono esser lui stato santificato insin dal seno materno» (5). Non occorre aggiungere che

(1) Bartoli, Degli uomini e dei fatti della Compagnia di Gesú, iv, io.

(2) Id., Vita di san Francesco Borgia , III, 9.

(3) Ibid.

(4) Giappone , 1, 64.

( 5 ) Quaresimale , 39 . [p. 310 modifica]

intorno a queste divozioni il biasimo cade solamente su quello che non è approvato universalmente dalla Chiesa.

Dei fatti sovrannaturali, con cui i gesuiti e i loro clienti cercano di accreditarsi, abbiamo un saggio nei freschi miracoli di Rimini, di Fossombrone e della diocesi di Camerino, a similitudine degli avvenuti in Roma sul fine dello scorso e nel principio del presente secolo, dei quali si legge un racconto divulgato da Giangiuseppe Rossignol della Compagnia. Dal che si vede che la taumaturgia dei gesuiti non è pellegrina né in via di progresso e che, quantunque si aggiri intorno agli occhi, non è molto oculata né ragionevole.