Dei sepolcri (Bettoni 1808)/L'editore

L'editore

../ ../Dei Sepolcri IncludiIntestazione 8 dicembre 2014 100% Da definire

Dei sepolcri (Bettoni 1808) Dei Sepolcri
[p. iii modifica]
L’EDITORE


Il Carme di Ugo Foscolo fu a questi giorni argomento di lodi, di biasimo e di controversie. Ippolito Pindemonte mostrò invece nel suo poemetto che l’emulazione frutta più della critica, e maneggiando lo stesso soggetto con disegno e colorito diverso, fece dubbia la palma. Parve a Giovanni Torti che un paragone fra i due Scrittori riescirebbe utilissimo agli studiosi dell’arte; ma perchè egli pure stimò, che la poesia va giudicata con la poesia, scrisse un’epistola, e si sciolse dal costume de’ retori per seguire il metodo d’Orazio e lo stile del Parini. Noi non parleremo del [p. iv modifica]merito di questo terzo componimento; diremo bensì che non il nostro particolare giudizio, nè la sola amicizia per l'autore, ma la sentenza d’uomini esperimentati in letteratura, e molto più l'amore della patria da cui questi versi sono dettati, ci persuade a stamparli.

È l’amore della gloria italiana, che dettò a Ugo Foscolo pochi versi (origine quindi d’astio e di querele) su le obbliate reliquie di Giuseppe Parini, valse a non iscoraggiare il Torti dal far eco con suono più ardito, onde placare del pubblico oltraggio l’ombra del suo maestro. Il tacere il vero è spesso prudenza, ma rade volte è generosità; ed è debito degli scrittori di non dissimulare quelle colpe che macchiano le loro città, e sconfortano [p. v modifica]gl’ingegni dalla speranza dell’immortalità del nome, unico premio agli studj. Ma è altresì debito (e promettendo noi di adempierlo in questo proemio, ci fu dagli autori permessa quest’edizione) di onorare que’ pochi pietosi e magnanimi che fecero ammenda all’ingiuria. Nel cimiterio ove giace il Parini leggesi un epitafio scritto dall’abate Cattaneo professore nelle scuole Breidensi. Il cavaliere Oriani, onore della specola italiana, pose ne’ portici del Palazzo reale delle scienze ed arti in Milano un busto marmoreo al Parini, opera dello scultore Franchi, ed un’iscrizione che non si legge senza lagrime da chi si ricorda che sotto que’ portici il Parini istituiva i giovani alle lettere ed alla virtù. Ma da cultori di tanto poeta singolare [p. vi modifica]gratitudine merita l’avvocato Rocco Marliani, che a Erba nello splendido ed elegante edifizio della sua Villa Amalia consecrò un monumento allo spirito dell’amico suo. La tomba è protetta da una macchia di lauri, e il sole cadente manda cogli ultimi suoi raggi sovr'essa la lunga ombra d'un'antico cipresso. Esce da un organo sotterraneo un suono melanconico inaspettato dal passeggiere. Nel monumento v'è il busto in marmo del poeta, e nella lapide leggonsi scolpiti que’ suoi versi:


Qui ferma il passo e attonito
          Udrai del tuo cantore
          Le commosse reliquïe
          Sotto la terra argute sibillar.


E chi da quella collina volge l’occhio al lago di Pusiano, vede la [p. vii modifica]terra ove nacque il Parini, e il vago Eupili ch’egli cantò e dov’ei cercava conforto alle sue membra afflitte dalle infermità, e riposo all’animo suo stanco della fortuna e del mondo.

Vincenzo Monti nella Cantica in morte di Lorenzo Mascheroni avea sino dal 1801 illustrato con versi tutti eleganza questo medesimo monumento. Ma quest’episodio è nei canti, rimasti inediti per ragioni da non esporsi, e noi l’abbiamo ottenuto dall’amicizia dell’autore verso di noi, e dalla sua devozione alla memoria de’ grand’ingegni che hanno nobilitate le lettere. Quantunque nella cantica riesca di maggiore armonia pel tocco terribile e splendido degli altri squarci, non sarà ad ogni modo inutile all’arte l’unione in questo volumetto di quattro diversi generi e [p. viii modifica]stili di poesia. Ne’ versi lirici del Foscolo sentesi lo spirito di Pindaro; negli elegiaci del Pindemonte l’anima affettuosa di Tibullo; nei didattici del Torti l’arte felice di Orazio, e ne’ campestri del Monti la mollezza e l’amore delle egloghe Virgiliane. Vedranno i giovani a un tempo come, senza calcare servilmente le orme de’ classici, nè abborrirle seguendo la moderna licenza, possano gli scrittori distinguere di nuovo carattere, e trattare con libertà d’ingegno ogni genere di poesia.