Dei delitti e delle pene (1780)/Capitolo XXII

Capitolo XXII. Della taglia.

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§. X X I I.


Della Taglia.


Laltra questione è, se sia utile il mettere a prezzo la testa di un uomo conosciuto reo, ed armando il braccio di ciascun cittadino, farne un carnefice. O il reo è fuori de’ confini, o al didentro, Nel primo caso, il [p. 109 modifica]sovrano stimola i cittadini a commettere un delitto, e gli espone ad un supplizio, facendo così un ingiuria ed una usurpazione di autorità negli altrui dominj, ed autorizza in questa maniera le altre nazioni a far lo stesso con lui: Nel secondo, mostra la propria debolezza: chi ha la forza per difendersi non cerca di comprarla. Di più un tal editto sconvolge tutte le idee di morale e di virtù, che ad ogni minimo vento svaniscono nell'animo umano. Ora le leggi invitano al tradimento, ed ora lo puniscono: con una mano il legislatore stringe i legami di famiglia, di parentela, di amicizia; e coll’altra premia chi li rompe e chi li spezza: sempre contradditorio a se medesimo, ora invita alla fiducia gli animi sospettosi degli uomini; ora sparge la diffidenza in tutti i cuori. In vece di prevenire un delitto, ne fa nascer cento. Questi sono gli espedienti delle nazioni deboli, le leggi delle quali non sono che istantanee [p. 110 modifica]riparazioni di un edificio ruinoso, che crolla da ogni parte. A misura che crescono i lumi in una nazione, la buona fede e la confidenza reciproca divengono necessarie, e sempre più tendono a confondersi colla vera politica: gli artifizj, le cabale, le strade oscure ed indirette, sono per lo più prevedute, e la sensibilità di tutti rintuzza la sensibilità di ciascuno in particolare. I secoli d’ignoranza medesimi, nei quali la morale pubblica piega gli uomini ad ubbidire alla privata, servono d’istruzione e di sperienza ai secoli illuminati. Ma le leggi, che premiano il tradimento, e che eccitano una guerra clandestina, spargendo il sospetto reciproco fra i cittadini, si oppongono a questa così necessaria riunione della morale e della politica, a cui gli uomini dovrebbero la loro felicità, le nazioni la pace, e l’universo qualche più lungo intervallo di tranquillità e di riposo ai mali che vi passeggiano sopra.