Deh qual mi fia concesso

Gabriello Chiabrera

XVII secolo Indice:Opere (Chiabrera).djvu Letteratura Deh qual mi fia concesso Intestazione 28 luglio 2023 75% Da definire

Or che a Parnaso intorno
Questo testo fa parte della raccolta Canzoni lugubri di Gabriello Chiabrera


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I

PER FABBRIZIO COLONNA

Morì navigando in Ispagna per la guerra di Portogallo.

Deh qual mi fia concesso
     Stil di tanto dolore,
     Onde accompagni il core,
     Dall’alta angoscia oppresso?
     5O Febo, o Re dell’immortal Permesso,
     Se vi ha Musa pietosa,
     Che, ove morte ne fura
     Anima glorïosa,
     Osi di lagrimar l’aspra ventura,
     10Ella dal Ciel discenda,
     E meco a pianger prenda.
Lasci la bella luce
     La bella Diva, e mesta
     Rechi cetra funesta,
     15Poichè morte ne adduce
     A lagrimar de’ Colonnesi il Duce:
     Nobile pianta altera
     Svelta da’ nembi, e doma
     Sul fior di Primavera:
     20Forte sostegno, e Rocca alta di Roma,
     Folgoreggiata a terra
     Con lagrimevol guerra.
O nato in lieta sorte
     Di Genitor felici,
     25Come tristi, infelici
     Corser tuoi giorni a morte!
     Fervida destra coraggiosa e forte,
     Sangue di stirpe antica,
     Sempre tra schiere armate,
     30Sempre di pugne amica,
     Già non dovea sulla più verde etate
     Dura morte involarte,
     Senza prova di Marte.
Ah che se a te più lente
     35Giungean l’ore del pianto,
     Forse perdea suo vanto
     Un dì l’empio Orïente:
     Ma dove il suo ferir vien più dolente,
     Morte colà più punge,
     40E più gli strali ha pronti:
     Così d’Italia lunge,
     O bell’Alba d’Italia, ora tramonti;
     E sì vien teco a meno
     Tanto del suo sereno.
45Cruda barbara scola,
     Che altrui biasma i sospiri,
     O s’altri i suoi martiri
     Col lagrimar consola!
     A me non scenda in cor sì ria parola;
     50Chè dolce è far querele
     Colà dove n’offese
     Dura sorte crudele:
     Ed è di nobil core atto cortese
     Dare amorosi accenti
     55Alle più chiare genti.
Certo, se Alma è fra noi
     Del tuo morir men pia,
     Certo, Fabbrizio, obblia
     I tuoi sì chiari Eroi:
     60Ma vide in arme pria Ravenna1, e poi
     Vide Adige in periglio2;
     Se della vostra gloria
     Per forza e per consiglio
     Deggia Italia tener breve memoria,

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     65O Anime Reine
     Delle virtù Latine.
Stan lungo d’Ambro i lidi
     Di Prospero gli allori3;
     Mille armati sudori,
     70Mille onorati gridi;
     E poco dianzi in Campidoglio io vidi
     Nuovi titoli egregi4;
     E giù da nobil Archi,
     Scorno a’ barbari Regi,
     75Pender faretre insanguinate ed archi,
     E mille spoglie appese
     A più gran Colonnese.
Caro giocondo giorno,
     Quando all’amiche voci,
     80Quando a’ bronzi feroci
     Tonava il Cielo intorno;
     E di auree gemme, e di ghirlande adorno,
     Su candido destriero,
     Trionfator Romano,
     85Traca sua pompa altero
     Alla Reggia di Pietro in Vaticano:
     Dolce pompa a mirarsi,
     E dolce ad ascoltarsi.
Allor tu Pargoletto,
     90Emulator paterno,
     D’alto valore eterno
     Tutto infiammasti il petto;
     Ma morte il tuo valor prese in dispetto.
     Dunque alla patria riva
     95Gente barbara strana
     Non condurrai cattiva?
     O conversa in dolor gioja Romana,
     O glorie, o nostri vanti
     Fatti querele e pianti!

Note

  1. Il giorno di Pasqua 11 aprile 1512 fu data la terribile e sanguinosa battaglia di Ravenna, nella quale Fabrizio Colonna e il nipote Marc’Antonio, capitani delle truppe pontificie, pugnarono con grand’audacia e valore contro i Francesi e gli Estensi. È da sapere che Giulio II e Ferdinando il Cattolico, re di Spagna, staccatisi dalla Lega di Cambrai e unitisi ai Veneziani, erano divenuti nemici di Lodovico II re di Francia e d’Alfonso duca di Ferrara, il sì vantato dall’Ariosto. Nella battaglia di Ravenna, grande fu la strage dall’una parte e dall’altra pel sommo valore e per l’ostinazione de’ combattenti; e i Francesi, che dovettero in gran parte la vittoria all’artiglieria ferrarese, piansero la morte del loro prode generale Gastone di Foix.
  2. Prospero Colonna, generale di Ferdinando il Cattolico sconfisse nel 1513 presso Vicenza l’Alviano, generale de’ Veneziani; e Marc’Antonio Colonna nel 1515 difese bravamente Verona contro i Veneti, gli sconfisse, ed uscendo dalla liberata città prese Legnago.
  3. Prospero non solo fu il più famoso tra i Colonna che comandarono sotto le bandiere de’ pontefici Alessandro VI, Giulio II e Leone X, ma è noverato fra i più grandi capitani che abbia avuto l’Italia. Fa sempre al comando dal 1494 al 1523, nel qual anno morì, dappoi che essendo al servigio del Duca di Milano, e quantunque vecchio ed infermo, ebbe difeso Milano contro i Francesi comandati dall’ammiraglio Bonnivet che fu costretto a ritirarsi. — I lidi d’Ambro, di che parla il poeta, indicano la pianura lombarda bagnata dal Lambro.
  4. Marc‘Antonio Colonna, detto il giovine per distinguerlo dal precedente, capitanò le navi pontificie alla battaglia di Lepanto (7 ottobre 1571), la più memorabile del secolo xvi. Egli comando una delle ale dell’armata sotto don Giovanni d’Austria. Nel suo rilorno a Roma il 16 dicembre, accompagnato dal senato e dai magistrati che erano iti ad incontrarlo, ed acclamato dal popolo, salì al Campidoglio, e depose in S. Maria d’Araceli i suoi trofei, a sembianza degli autichi trionfatori Romani.