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68 | poesie |
105Glorie mendaci.
Ben son veraci,
Inclito Carlo, le celesti imprese,
Onde alterrasti l’eresia Francese.
Strofe.
Le tempie ornar di vincitrice palma
110È supremo diletto:
Pur gaudio è incomparabile infinito,
Se a mille rischi coraggioso ardito
Prima s’offerse il petto.
Nocchier che solca il mare in bella calma
115Non ha pregio dell’arte,
Sol quando incontra orribile tempesta,
Sol quando ad onta di procella infesta
Mantiene arbori e sarte.
Antistrofe.
D’Africa tutta col terror del ciglio
120Cesare ebbe vittoria;
Non già di lauro inghirlandò le chiome,
Ne quivi accrebbe al formidabil nome
Lampi di vera gloria:
Ma quando ardente entro il mortal periglio
125Pugnò col Franco, e vinse;
Perchè sangue versò, sparse sudori,
Di palme eccelse e trionfali allori
L’alma fronte si cinse.
Epodo.
Or se in perigli estremi
130Forte movesti il piede,
Deh quali onor supremi
Daranti, o Carlo invitto, alta mercede,
Non bronzi, o marini,
Non suon di carmi!
135A chi per Dio quaggiù guerreggiar vuole
È Campidoglio il Ciel, corona il Sole.
CANZONI LUGUBRI
I
PER FABBRIZIO COLONNA
Morì navigando in Ispagna per la guerra di Portogallo.
Deh qual mi fia concesso
Stil di tanto dolore,
Onde accompagni il core,
Dall’alta angoscia oppresso?
5O Febo, o Re dell’immortal Permesso,
Se vi ha Musa pietosa,
Che, ove morte ne fura
Anima glorïosa,
Osi di lagrimar l’aspra ventura,
10Ella dal Ciel discenda,
E meco a pianger prenda.
Lasci la bella luce
La bella Diva, e mesta
Rechi cetra funesta,
15Poichè morte ne adduce
A lagrimar de’ Colonnesi il Duce:
Nobile pianta altera
Svelta da’ nembi, e doma
Sul fior di Primavera:
20Forte sostegno, e Rocca alta di Roma,
Folgoreggiata a terra
Con lagrimevol guerra.
O nato in lieta sorte
Di Genitor felici,
25Come tristi, infelici
Corser tuoi giorni a morte!
Fervida destra coraggiosa e forte,
Sangue di stirpe antica,
Sempre tra schiere armate,
30Sempre di pugne amica,
Già non dovea sulla più verde etate
Dura morte involarte,
Senza prova di Marte.
Ah che se a te più lente
35Giungean l’ore del pianto,
Forse perdea suo vanto
Un dì l’empio Orïente:
Ma dove il suo ferir vien più dolente,
Morte colà più punge,
40E più gli strali ha pronti:
Così d’Italia lunge,
O bell’Alba d’Italia, ora tramonti;
E sì vien teco a meno
Tanto del suo sereno.
45Cruda barbara scola,
Che altrui biasma i sospiri,
O s’altri i suoi martiri
Col lagrimar consola!
A me non scenda in cor sì ria parola;
50Chè dolce è far querele
Colà dove n’offese
Dura sorte crudele:
Ed è di nobil core atto cortese
Dare amorosi accenti
55Alle più chiare genti.
Certo, se Alma è fra noi
Del tuo morir men pia,
Certo, Fabbrizio, obblia
I tuoi sì chiari Eroi:
60Ma vide in arme pria Ravenna1, e poi
Vide Adige in periglio2;
Se della vostra gloria
Per forza e per consiglio
Deggia Italia tener breve memoria,
- ↑ Il giorno di Pasqua 11 aprile 1512 fu data la terribile e sanguinosa battaglia di Ravenna, nella quale Fabrizio Colonna e il nipote Marc’Antonio, capitani delle truppe pontificie, pugnarono con grand’audacia e valore contro i Francesi e gli Estensi. È da sapere che Giulio II e Ferdinando il Cattolico, re di Spagna, staccatisi dalla Lega di Cambrai e unitisi ai Veneziani, erano divenuti nemici di Lodovico II re di Francia e d’Alfonso duca di Ferrara, il sì vantato dall’Ariosto. Nella battaglia di Ravenna, grande fu la strage dall’una parte e dall’altra pel sommo valore e per l’ostinazione de’ combattenti; e i Francesi, che dovettero in gran parte la vittoria all’artiglieria ferrarese, piansero la morte del loro prode generale Gastone di Foix.
- ↑ Prospero Colonna, generale di Ferdinando il Cattolico sconfisse nel 1513 presso Vicenza l’Alviano, generale de’ Veneziani; e Marc’Antonio Colonna nel 1515 difese bravamente Verona contro i Veneti, gli sconfisse, ed uscendo dalla liberata città prese Legnago.