Degli edifizii/Libro primo/Capo VIII

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CAPO VIII.

Tempio dell’Arcangelo Michele nell’Anaplo. Di Giovanni Battista nell’Ebdomo. Altro tempio dell’Arcangelo nel littorale d’Asia; e chiesa della Madre di Dio.


Così, come abbiam detto, Giustiniano adornò il seno Ceras. In quanto appartiene agli altri due seni, de’ quali ho parlato poc’anzi, i lidi de’ medesimi con belli edifizii parimenti illustrò. Due tempii dedicati all’Arcangelo Michele, e posti l’uno contro l’altro, stavano da una e dall’altra parte sullo stretto: uno era nell’Anaplo alla sinistra de’ naviganti verso il Ponto-Eussino; l’altro sul lido opposto, detto dagli antichi, per quanto io credo, Proochthos, perchè lungi oltre la spiaggia soprastà: oggi lo chiamano Brocos; e l’ignoranza degl’indigeni nel corso de’ tempi n’ha corrotti i nomi. Veggendo i sacerdoti dell’uno e dell’altro tempio, che questi erano diroccati, e temendo presto o tardi di restare sotto le rovine de’ medesimi, supplicarono l’Imperadore che volesse ristaurarli nella forma di prima; e ciò perchè sotto il principato suo nè fabbricarsi una nuova chiesa, nè ristaurarsene una che andasse in rovina si poteva, se non a spese imperiali, non solo in Costantinopoli, ma in nessuna altra parte dell’orbe romano. Offertaglisi [p. 347 modifica]dunque codesta occasione l’Imperadore fece demolire l’una e l’altra, onde dei difetti antichi non rimanesse traccia; e quella che è nell’Anaplo, edificò di questa maniera. L’interna porzione di quel lido lastricò tutta con pietre. A guarnitura del porto, e sul littorale, fece un faro; essendo ivi il mare placidissimo, e dando tutta la desiderabile opportunità pel commercio colla terra: così potendo coll’approdare a quello spalto quelli che dalla via di mare conducevano merci, cambiarle con que’ mercanti ch’erano in terra. Di là da quel faro, piantato sul lido, d’innanzi al tempio s’alza un atrio, i cui marmi da una banda rappresentano coi loro colori varie frutta, e dall’altra ricordano le nevi. Coloro che ivi passeggiano, godono dolcemente del bell’effetto, che quella splendida eleganza produce, ed insieme dell’aspetto del mare: si ricreano inoltre colle aurette che ordinariamente spirano dal mare che trapassa, e dalle colline. La fabbrica è cinta tutta in giro da un porticato, che termina al lato orientale della medesima; e in mezzo sorge il tempio, vario pe’ marmi di mille colori, e coperto di altissimo tetto. E chi può degnamente dire delle gallerie pensili, degl’interni recessi, dello splendore gratissimo de’ marmi onde sono investite le pareti, e lastricato il pavimento? Aggiungi la immensa quantità dell’oro dappertutto diffuso, sì che pare congenito alle materie, alle quali è appiccato. Narrando queste cose vengo ad avere anche descritto il tempio, che poco innanzi Giustiniano Augusto eresse nell’Ebdomo a Giovanni Battista: perciocchè queste due chiese, somigliantissime entrambe, in questo solo sono [p. 348 modifica]differenti, che quella di S. Giovanni Battista non è posta sul mare.

Così nell’Anaplo è fabbricato il tempio dell’Arcangelo. Ma nell’opposto lido, poco è lontano dal mare il luogo piano naturalmente, e fatto alto con gran massa di pietre, in cui è l’altro dell’Arcangelo stesso, sì bello, sì grande, e sì magnifico, da potersi dire degnamente sacro a S. Michele, e fabbricato da Giustiniano Augusto. Non lungi v’ha il tempio della Madre di Dio, il quale essendo rovinoso, egli similmente ristaurò: la cui eccellenza se volessi considerare, ed esporre con parole, il discorso andrebbe troppo in lungo. Or segue una parte di storia già da tempo attesa.