Dalle dita al calcolatore/XIV/2
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2. Il problema
A questo punto, si pone il problema se sia ipotizzabile un salto di qualità nelle capacità logiche degli esseri umani. Se la risposta è sì, allora bisogna chiedersi quale sia la direzione di questo mutamento e quali le sue caratteristiche.
Questa è la domanda a cui tenteremo di dare una risposta, sia pure parziale.
Cominciamo a considerare le caratteristiche delle macchine da calcolo che ci circondano. Queste, come la maggior parte degli strumenti della nostra epoca, tendono a sostituire l’essere umano in una serie di operazioni, piuttosto che aiutarlo a svolgerle con minor fatica.
Tale sostituzione, portata a livelli massicci, che effetto può avere? Può liberare tempo ed energie che una volta venivano spese in attività ripetitive “non intelligenti”.
Questa liberazione può essere un passo in avanti? Nel caso di lavori manuali creativi, la sostituzione si è dimostrata in definitiva un grosso passo indietro, in quanto ha relegato l’uomo a funzioni ancora più meccaniche e ripetitive, privandolo anche del piacere della produzione diretta. Discorso diverso meritano i lavori manuali privi di una componente creativa, come ad esempio la lavatura dei panni. Per il lavoro di calcolo sembra di poter dire la stessa cosa: è stato senza dubbio positivo l’aver ottenuto la liberazione di migliaia di persone dalla inumana fatica di effettuare manualmente massicce quantità di calcoli. Ovviamente, però, il valore del discorso dipende da come il tempo così liberato viene utilizzato. L’individuo può impiegarlo per sviluppare un uso più intelligente e creativo delle proprie capacità personali. È però anche possibile che si arrivi solo a una dilatazione della necessità di “ammazzare il tempo”, quello liberato, che già affligge la nostra società. Le passate esperienze in questa direzione non sono molto entusiasmanti.
È pensabile che l’effetto sia una situazione nella quale un gruppo di individui abbia la possibilità di sviluppare le proprie capacità in maniera notevolissima, mentre la maggioranza regredisce; oppure che le potenzialità liberate portino a un ulteriore aumento delle capacità produttive, mantenendo invariato l’impegno richiesto a ogni individuo, o ancora che si sviluppi una situazione che comprenda parzialmente tutte le ipotesi citate e altre ancora; è comunque molto difficile azzardare previsioni, perché le variabili in questione sono troppe.
I problemi che abbiamo sollevato richiedono, per essere affrontati correttamente, un amalgama di riflessioni generali e specifiche. Dobbiamo considerare che, accanto all’incredibile aumento della potenza di calcolo e di comprensione, abbiamo avuto negli anni che vanno dall’Ottocento ad oggi anche un incremento notevolissimo della disponibilità di energia, della capacità di usare questa energia per intervenire sull’ambiente, e della capacità produttiva in generale. Tutto ciò fornisce ulteriori elementi per comporre il quadro globale della realtà in cui ci muoviamo.
La trasformazione in atto può avere valenze individuali e sociali molto diverse. Come abbiamo visto, alcuni traggono dalle nuove tecnologie innumerevoli vantaggi e occasioni favorevoli per consolidare il proprio potere e influenzare con maggior forza la realtà circostante. Altri invece (ed è probabile che siano in maggioranza) non sapranno o non vorranno volgere a loro vantaggio le occasioni date, o più semplicemente non riusciranno a scorgere vantaggi di sorta. Le condizioni di vita di diverse persone, perciò, peggioreranno sensibilmente secondo un indice assoluto o relativo, in conformità ai vari casi. E a decretare tale regresso è la perdita di potere, imputabile all’esclusione da tutti quei luoghi che consentono l’accesso alle informazioni.