Dalle dita al calcolatore/XIII/3
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3. Analogico e digitale
La distinzione tra calcolo analogico e digitale è piuttosto importante e va sottolineata: nel calcolo digitale si effettua la trasformazione in numero della grandezza considerata, e poi si opera sui numeri ottenuti; il metodo analogico, invece, prevede che si trovi una grandezza che si comporta in modo analogo a quella da analizzare, e che le operazioni vengano effettuate su questa senza ricorrere alla trasformazione numerica, se non alla fine, in fase di lettura del risultato.
Un orologio a lancette è un misuratore analogico del tempo, in quanto fornisce informazioni su un fenomeno, lo scorrere del tempo, attraverso operazioni effettuate su una grandezza “analoga”: il movimento di alcune lancette; è l’analogia tra i due fenomeni che ci permette di dedurre il valore della variabile tempo dalla posizione delle lancette sul quadrante.
Digitali sono invece quegli orologi, diffusi al momento attuale, che mostrano direttamente un numero, il quale già ci dice il valore della variabile tempo in quell’istante: ad esempio, se leggiamo 14:45 sappiamo che sono le ore quattordici e quarantacinque minuti primi.
La differenza tra i due modi di rappresentare la realtà è molto importante: in un caso si privilegiano l’aspetto continuo e le relazioni interne alla variabile considerata. Ad esempio, per indicare le quattordici e quarantacinque alcuni anni fa nessuno avrebbe mai usato questa espressione, ma tutti avrebbero detto “sono le tre meno un quarto”.
L’impostazione digitale privilegia invece la frammentazione del fenomeno in una serie di eventi separati, e le corrispondenze con realtà generali esterne al fenomeno considerato. Si utilizza, cioè, il linguaggio dei numeri, che è indifferentemente applicabile a qualsiasi fenomeno e che, quando è espresso, non può che assumere forma discontinua.
L’affermazione della tecnologia digitale su quella analogica, nei nostri giorni, sta già avendo effetti sul piano culturale: la progressiva riduzione della presenza nel linguaggio di espressioni come “sei meno venti” o “tre pomeridiane”, a favore di quelle formalmente equivalenti “cinque e quaranta” e “quindici”, è direttamente legata alla progressiva scomparsa degli orologi analogici, sostituiti da quelli digitali.