Dalle dita al calcolatore/XI/4
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4. Il dotto astrologo
Nell’impero romano, compresa la capitale, imperversano culti e sette di ogni genere, fra i quali prevalgono quelli di provenienza mesopotamica, persiana ed egizia. Al di fuori delle cerchie degli eruditi, aritmetica, superstizione, magia e astrologia formano un amalgama buono per tutti gli usi, e molto vitale. Perfino Tolomeo scrive un’opera di astrologia in quattro libri: Tetrabiblos. Sostiene che, “se talvolta ci si sbaglia, non deve essere condannata questa scienza nel suo insieme: forse che noi respingiamo l’arte di condurre vascelli perché sovente capitano naufragi? In una così alta e divina scienza conviene senz’altro accettare con gioia quanto ne possiamo ricavare, senza tuttavia pretendere in essa la certezza che ci danno quelle arti che possono essere esattamente investigate dallo spirito umano” (23a). Una delle difficoltà che impediscono all’astrologia di assurgere a scienza esatta, secondo Tolomeo, deriva dalla configurazione delle stelle, che muta anche nel breve volgere di un secolo. È quantomeno confortante l’affermazione di Tolomeo secondo cui “non bisogna poi credere che tutte le cose accadano agli uomini per cause celesti... come se ci fosse una legge per ogni cosa che, non essendovi nulla che la possa contraddire, imponga una necessità assoluta” (23b).
Tolomeo ci informa che presso gli Egizi gode di grande prestigio la “iatromatematica”, una scienza che coniuga medicina e astrologia non solo per la cura dei malanni, ma anche per la prevenzione degli stessi con l’uso di opportuni antidoti e rimedi, “mezzi per stornare i mali, presenti o futuri, comuni o particolari” (23c).
Segni zodiacali intorno alla dea del cielo Nut (1°/2° sec. d.C.).