Dalle dita al calcolatore/VIII/1
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1. Arabia antica
Fin dal tempo dei faraoni, gli Arabi esportano incenso e mirra in Egitto e al nord. Successivamente, ponendosi come intermediari fra India e Roma, gestiscono il commercio delle perle del Golfo Persico, delle spade e dei tessuti indiani, dell’avorio, della seta, degli schiavi neri, ecc. Inoltre, dispongono di giacimenti d’oro purissimo. La parte meridionale della penisola araba è nota anche come il “Paese dei castelli”: si narra di un castello, costruito nel I sec. d.C., formato da 20 piani, ognuno dei quali è alto 20 cubiti: circa 200 metri.
Tolomeo II riapre il Canale di Dario, che congiunge il Nilo al Mar Rosso. Gli armatori alessandrini cominciano a fare concorrenza alle carovane e instaurano contatti diretti con l’india. Il navigatore Hippalus opportunamente scopre che i viaggi di andata e di ritorno possono essere agevolati dalla periodicità dei venti stagionali, i monsoni. Dopo la conquista romana dell’Egitto, la richiesta di spezie e di merci esotiche cresce, e i prezzi salgono alle stelle; allora i Romani allestiscono un’imponente flotta per i commerci con l’India. Un autore ignoto scrive appositamente un manuale per la navigazione dal Mar Rosso all’india, intitolato Periplo del Mare Eritreo (Mare Arabico).
Nel territorio semidesertico che va dal Sinai alla Mesopotamia vivono varie tribù di “Saraceni”: Ismailiti, Madianiti, Nabatei... A essi si aggiungono i Ghassanidi e i Lakhmidi, provenienti dallo Yemen. I Nabatei si insediano fra i monti a sud del Mar Morto. Petra è la loro capitale. Trovandosi in un passaggio obbligato per le carovane, fondano la loro prosperità sui pedaggi e sulle razzie. Nel periodo migliore, il regno estende la sua influenza fino a Damasco e a Leuce. I Ghassanidi si stabiliscono a sud-est di Damasco e sul Golan. Divengono cristiani monofisiti e alleati dell’Impero Romano d’Oriente. Adottano la scrittura aramaica. I Lakhmidi piantano le loro tende in una località denominata Al-Hira, che vuol dire “l’accampamento”. Abbracciano il cristianesimo nestoriano e si alleano con i Persiani. Sebbene siano meno colti dei vicini Ghassanidi, si deve a loro l’introduzione della scrittura nell’Higiaz, la cui città più importante è La Mecca.
Lungo la via carovaniera che dallo Yemen conduce a Gaza sorgono due importanti città: La Mecca e Yathrib (Medina). La Mecca, per la sua posizione, è un punto di sosta obbligato per tutte le carovane. Il territorio è arido, ma i suoi abitanti, i Coreisciti, sanno ugualmente ricavarne ricchezza. Infatti, hanno la redditizia idea di raccogliervi simboli e feticci delle centinaia di divinità venerate nella penisola. Mecca vuol dire appunto “santuario”. Il dio tutelare della tribù è Allah, il creatore inaccessibile agli umani.
I beduini, comunque, non si occupano seriamente di cose religiose; si accontentano delle loro credenze animistiche: la Luna è un dio benefico perché porta la rugiada notturna; il Sole invece è una divinità femminile che causa l’aridità; poi c’è una miriade di spiritelli maligni (Ginn). In un territorio in cui il deserto è implacabile come la morte, per forza di cose ogni albero, fonte, sorgente, pozzo o caverna appare come la manifestazione tangibile di un dio benevolo, ed è un mezzo per comunicare con lui.
Si giunge così al VII secolo d.C.