Dalle dita al calcolatore/IV/1
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1. Il mondo greco
Gli antichi Greci hanno posto le premesse per lo sviluppo della cultura occidentale. Eppure non hanno mai dato vita a grandi regni o imperi. Anzi, hanno dovuto convivere o essere parte di altri domini. Il mondo greco, in effetti, non è identificabile esclusivamente con il territorio dell’attuale Grecia.
Con lo sviluppo della civiltà micenea inizia l’espansione dei Greci verso Creta, dove essi apprendono l’arte della navigazione, e verso l’Asia Minore, grande produttrice di frumento.
Nell’isola di Creta si è sviluppata una società centralizzata secondo il modello egizio. Qui la scrittura pittografica viene sostituita, nel XVI sec. a.C., dalla cosiddetta scrittura Lineare A, finora indecifrata.
La prima forma di scrittura, sillabica, detta Lineare B, riportata su tavolette di argilla rinvenute a Creta e a Micene, presumibilmente risale al XV sec. a.C. e viene considerata la più antica scrittura del continente europeo.
Nel XII sec. inizia l’invasione dei Dori (guerrieri a cavallo dotati di armi di ferro) che provoca il crollo della civiltà micenea e quasi mezzo millennio di “medioevo”, caratterizzato da un ulteriore frazionamento politico e dall’emigrazione verso l’Asia Minore. Nel frattempo, alcune tribù del Sinai hanno recepito e semplificato i geroglifici egizi, dando origine a un alfabeto nel senso moderno del termine. I Fenici, intraprendenti navigatori e astuti commercianti, scoprono questo alfabeto intorno al 1000, lo migliorano e ne diffondono l’uso. I Greci, compresa la validità di questo strumento, lo adottano e ne migliorano anche l’aspetto, rendendo verticali tutti i segni obliqui. L’alfabeto fenicio non possiede segni per annotare i suoni vocalici, che nella lingua greca sono importantissimi. Quest’ultima, invece, non ha alcuni suoni consonantici presenti in quella fenicia. Pertanto, per rappresentare i suoni vocalici, i Greci usano i segni consonantici fenici superflui, e ne inventano alcuni. Col tempo, tre lettere cadono in disuso e da 27 che erano divengono 24 nel periodo classico. L’alfabeto greco è adottato, variatis variandis, dagli Etruschi e dai Romani. Giulio Cesare attesta che l’alfabeto greco è in uso anche presso i Celti.
A partire dall’VIII sec. a.C., nelle città ioniche non oppresse si verifica una rinascita culturale ed economica notevole, che causa un forte aumento della popolazione, gravi difficoltà per l'approvvigionamento alimentare e carenza di mano d’opera servile; inoltre, il problema dell’eredità della terra che per legge spetta al figlio maggiore, il decadere della potenza fenicia, l’espandersi dei commerci greci, le lotte politiche danno impulso alla fondazione di colonie agricole, di empori commerciali, di stabilimenti, insomma di città. Esse sorgono nelle isole e sulle coste dell’Egeo settentrionale, del Mar Nero, in Egitto, in Libia, in Sicilia, nel meridione d’Italia, presso le coste mediterranee della Francia e della Spagna.
Questo processo di espansione consente ai Greci di venire a contatto con civiltà più evolute, ma anche di diffondere la propria cultura e le proprie acquisizioni verso i paesi del Mediterraneo occidentale, come si è visto a proposito dell’alfabeto. Su tutte le città primeggia Mileto, che dà origine ad oltre 90 colonie sul Mar Nero e si impone come il più importante porto per il commercio con l’Oriente. Per questo suo ruolo, viene più volte distrutta e gli abitanti deportati.
Dal 499 a.C. i Greci sono impegnati per 50 anni nella guerra contro i Persiani. Atene, governata dal 443 al 429 da Pericle, raggiunge il suo massimo splendore. Ma dura poco. In guerra contro Sparta dal 431 al 404, viene sconfitta. Inizia un lungo periodo di guerre, che vede i massimi contendenti (Atene, Tebe, Sparta e Persia) dissanguarsi in scontri feroci e volubili alleanze. A ciò si aggiungono gli scontri sociali fra l’alta borghesia e la massa dei salariati e degli artigiani, impoveriti dalle guerre. Filippo il Macedone non ha quindi difficoltà a sottomettere la Grecia. Alessandro Magno toglie qualsiasi velleità di rivincita distruggendo Tebe nel 335. Quindi si dedica all’espansione dell’impero. Le sue spedizioni militari, seguite anche da eminenti uomini di cultura, portano i Greci a contatto diretto con le antiche civiltà dell’Egitto, della Mesopotamia e dell’indo. L’uomo di cultura può ora superare gli steccati della madrepatria e sentirsi davvero cittadino del mondo.
Alessandro si dedica alla riorganizzazione dell’impero su nuove basi economiche, crea una moneta unica, ordina spedizioni geografiche, fonda circa 70 città che dovrebbero fungere non solo da piazzeforti, ma soprattutto da centri di diffusione della cultura. Ordina la costruzione di strade e canali. Muore nel 323 a Babilonia, all’età di 33 anni, mentre prepara una spedizione militare contro Cartagine e i paesi del Mediterraneo occidentale. Il suo grande progetto per la creazione di un impero universale e per la fusione di tutti i popoli si arresta.
Le guerre fra i generali di Alessandro per la spartizione dell’impero si protraggono per 40 anni e più. Intorno al 280 a.C., l’impero risulta diviso in 4 regni: di Macedonia e Grecia, di Pergamo, di Egitto e Regno dei Seleucidi (dal Libano all’indo). Rispettivamente nel 148, nel 133 e nel 30 a.C., i primi tre finiscono sotto il dominio romano. Il Regno dei Seleucidi viene sottomesso progressivamente dai Parti.
Intanto, il nuovo assetto dato da Alessandro Magno comincia a dare i suoi frutti; la parlata popolare greca (koiné) si diffonde ovunque, accoglie termini orientali e dà luogo a neologismi, soprattutto di carattere scientifico. Ovunque vengono stimolati lo studio, la ricerca e la specializzazione attraverso la fondazione di biblioteche, che in realtà sono istituzioni culturali paragonabili alle nostre scuole superiori e agli istituti di ricerca. Le più conosciute sono quelle di Alessandria d’Egitto e di Pergamo.
La lingua greca, anche in epoca romana, è usata più del latino in tutto il mondo mediterraneo. Gli uomini di cultura si premurano di apprenderla.