Capitolo XVII

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Jules Verne - Dalla Terra alla Luna (1865)
Traduzione dal francese di C. o G. Pizzigoni (1872)
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UN DISPACCIO TELEGRAFICO.

I grandi lavori incamminati dal Gun-Club erano, per così dire, al termine, eppure dovevano passare altri due mesi prima del giorno in cui il proiettile slancerebbesi verso la Luna. Due mesi che dovevano sembrar lunghi come anni all’universale impazienza; fino allora i menomi particolari dell’operazione erano stati riprodotti ogni giorno dai giornali, che tutti divoravano con occhi avidi ed appassionati; ma era da temersi che ormai questo « dividendo d’interesse » distribuito al pubblico, non fosse diminuito d’assai; ciascuno spaventavasi di non aver più da incassare la propria parte di quotidiana commozione.

Nulla di tutto questo; l’incidente più inatteso, più straordinario, più incredibile, più inverosimile venne a riaccendere di bel nuovo il fanatismo nelle bramose menti ed a ricacciare il mondo in una straordinaria sovreccitazione. [p. 146 modifica]

Un giorno, il 30 settembre, alle tre e quarantasette minuti pomeridiane, un telegramma, trasmesso dal filo sottomarino fra Valenza (Irlanda) Terranuova e la costa americana, arrivò all’indirizzo del presidente Barbicane.

Il presidente Barbicane ruppe la busta, lesse il dispaccio, e, sebbene avesse un gran potere sopra sè stesso, le sue labbra si colorarono, i suoi occhi turbaronsi alla lettura delle venti parole di questo telegramma.

Ecco il testo del dispaccio, che ora figura negli archivi del Gun-Club:


«Francia, Parigi

30 settembre, 4 o. matt.

Barbicane, Tampa, Florida,

Stati Uniti.


Surrogate obice sferico con proiettile cilindro-conico. Partirò dentro. Arriverò collo steamer Atlanta.

Michele Ardan