Cura, che furiando entro il mio seno
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II
Cura, che furiando entro il mio seno
Fai del misero cuor sì rio governo,
Lasciami in pace omai; riedi all’eterno
Regno del pianto, o dammi tregua almeno.
5Ah pur mi rodi, ahi pur nuovo veleno
Barbara a’ danni miei traggi d’Inferno!
Nè per tempo o stanchezza, a quel ch’io scerno,
Il tuo crudo rigor può venir meno.
Pera l’empia mia Sorte: ella ti tolse
10D’Averno, che bambina, e ancor digiuna
Eri di sangue, e in me nudrir ti volse;
Pera.... Ma che dannar cieca Fortuna?
Pera il mio cuor; che stolto allor t’accolse
Con mille vezzi, e non t’uccise in cuna.