Cronica delle cose occorrenti ne' tempi suoi/Libro terzo/40

Libro terzo - Capitolo 40

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Qualità e fine di Pazzino de’ Pazzi (1312, gennaio...).

Messer Pazzino de’ Pazzi, uno de’ IIII principali governatori della città, cercò pace co’ Donati per sé e per messer Pino, benché poco fusse colpevole della morte di messer Corso, perché era stato gran suo amico, e d’altro non si curava. Ma i Cavalcanti, che era potente famiglia, e circa LX uomini erano da portare arme, aveano molto in odio questi sei cavalieri governatori, i quali aveano stretto Folcieri podestà a tagliare la testa a Masino Cavalcanti, e sanza dimostrazione alcuna il soportavano.

Un giorno, sentendo il Paffiera Cavalcanti, giovane di grande animo, che messer Pazino era ito sul greto d’Arno da Santa Croce con uno falcone e con un solo famiglio, montò a cavallo con alcuni compagni, e andoronlo a trovare. Il quale, come gli vide, cominciò a fuggire verso Arno; e seguitandolo, con una lancia li passò le reni, e caduto nell’acqua gli segorono le vene, e fuggirono verso Val di Sieve. E così miseramente morì.

I Pazzi e’ Donati s’armorono, e corsono al palagio: e col gonfalone della giustizia, e con parte del popolo, corsono in Mercato Nuovo a casa i Cavalcanti, e con stipa misono fuoco in tre loro palagi: e volsonsi verso la casa di messer Brunetto, credendo l’avesse fatto fare.

Messer Attaviano Cavalcanti soccorso fu dai figliuoli di messer Pino e da altri suoi amici: e feciono serragli, e con cavalli e pedoni s’afforzorono, per modo niente feciono; ché dentro al serraglio era messer Gottifredi e messer Simone dalla Tosa, il Testa Tornaquinci e alcuni loro consorti, e alcuni degli Scali, degli Agli e de’ Lucardesi, e di più altre famiglie, che francamente li difesono, fin che constretti furono di disarmarsi.

Quietato il popolo, i Pazzi accusorono i Cavalcanti, de’ quali ne furono condannati XLVIII nell’avere e nella persona. Messer Attaviano si rifuggì in uno spedale, a fidanza de’ Rossi; di poi n’andò a Siena.

Di messer Pazino rimasono più figliuoli: de’ quali due ne furon fatti cavalieri dal popolo, e due loro consorti; e dati furono loro fiorini IIIIm, e XL moggia di grano.