Cronica delle cose occorrenti ne' tempi suoi/Libro terzo/30
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Arrigo passa a Pavia e a Genova, dove è molto onorato; ivi gli muore la moglie (1311, ottobre -dicembre).
Partissi lo Imperadore da Brescia, e andonne a Pavia, per una discordia nata tra quelli di Beccheria e messer Riccardino, figliuolo del conte Filippone, per cagione che morì il vescovo di Pavia, e ciascun volea la nuova elezione; e tanta fu, che quelli di Beccheria uccisono IIII de’ loro adversari. Il vicario con messer Riccardino pugnorono con quelli di Beccheria, per modo che li caccioron fuori della terra, e tolsono loro le loro castella di fuori.
Lo imperadore, parendoli avere perduto assai tenpo, cavalcò inverso Genova, la quale tenea messer Branca d’Oria; dove giunse a dì XXI d’ottobre 1311. Dal quale onoratamente fu ricevuto; e giurò ubidienzia.
Messer Obizino Spinola, capo dell’altra parte, che era rubello, li si fece innanzi, e con gran reverenzia l’onorò. Arbitrossi per li savi uomini, che la divisione delle due parti lo facesse tanto onorare, perché lo feciono a gara. Ma i Genovesi di loro natura sono molto altieri e superbi e discordanti tra loro; ché il re Carlo vecchio mai li poté raccomunare. Né non si credette mai che, non che lo ricevessono per signore, per loro superbia, ma che li dessono pure il passo: "perché i cittadini sono sdegnosi, la riviera è aspra, i Tedeschi sono dimestichi con le donne, i Genovesi ne sono ghignosi: zuffa vi sarà".
Iddio, che regge e governa i principi e’ popoli, gli ammaestrò: e inchinate le loro volontà, saviamente, come nobili uomini, l’onorarono e ritennono in quella città più mesi. Nel qual tempo la morte, la quale a niuno non perdona né per lunga termine, per volontà di Dio partì dal mondo la nobile Imperadrice, con nobilissima fama di gran santità di vita onesta, ministra de’ poveri di Cristo. La quale fu seppellita con grande onore, a dì XII di novembre, nella chiesa maggiore di Genova.