Cronica delle cose occorrenti ne' tempi suoi/Libro terzo/27
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Malcontento e tumulti in Milano. Cacciata de’ Torriani; trionfo de’ Visconti. L’Imperatore lascia la città, affidandola a Matteo Visconti e al Vicario imperiale (1311, gennaio - aprile).
I Milanesi aveano stanziati danari per donare allo Imperadore; e a raunarli, nel consiglio ebbe rampogne tra quelli dentro e gli usciti ritornati. Messer Guido avea due figliuoli, i quali si cominciavano a pentere di quanto il padre avea fatto, e udivano le parole de’ lamentatori di lor parte. Lo Imperadore fece uno pensiero: di trarre alcuni dell’una parte e dell’altra de’ più potenti, e menarsegli seco; e tali confinare.
I figliuoli di messer Mosca, che l’uno era arcivescovo, cugini di messer Guidotto, divenuti nimici per gara, il perché lui li tenea in prigione, lo Imperadore gliene fece trarre, e rappacificogli insieme. Ma i figliuoli di messer Guidotto non ressono; e un dì appensatamente richiesono loro amici e, ricominciato l’odio, in uno consiglio si svillaneggiorono di parole; le quali ingrossorono per modo che presono l’arme e abbarroronsi nel Guasto di quelli dalla Torre. Il romore fu grande: il mariscalco dello Imperadore vi trasse, [e] messer Galeazzo figliuolo di messer Maffeo Visconti; e [messer Maffeo] trasse a piè con lo Imperadore. Il maliscalco andò al serraglio con LX cavalli, e ruppelo, e la gente mise in fuga.
Messer Guidotto era malato di gotte; fu trasportato in altra parte: dissesi che scampato era nelle forze del Dalfino. I figliuoli rifuggirono a un loro castello presso a Como, e di lunge a Milano XX miglia. Tutti i loro arnesi furono rubati. E così si cambiò la festa; ma non l’amore dello Imperadore: però che volle loro perdonare; ma non se ne fidorono. E allor cominciò a sormontare messer Maffeo Visconti, e quelli dalla Torre e i loro amici abbassare. Il sospetto crebbe più che l’odio. Lo Imperadore raccomandò la terra a messer Maffeo, e per vicario vi lasciò messer Niccolò Salinbeni da Siena, savio e virile cavaliere, e addorno di belli costumi, magnanimo e largo donatore.