Cronica delle cose occorrenti ne' tempi suoi/Libro terzo/25
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Arrigo, incamminato verso Pavia, è indotto da Matteo Visconti a rivolgersi a Milano, con poca sodisfazione di Guido della Torre (dicembre 1310).
Giunto lo Imperadore su uno crocicchio di due vie, che l’una menava a Milano, l’altra a Pavia, uno nobile cavaliere, chiamato messer Maffeo Visconti da Milano, alzò la mano e disse: "Signore, questa mano ti può dare e tòr Milano: vieni a Milano, dove sono gli amici miei, però che niuno ce la può tòrre: se vai verso Pavia, tu perdi Milano". Era messer Maffeo stato più anni rubello di Milano, e era capitano quasi di tutta Lombardia; uomo savio e astuto più che leale. Di Melano era allora capitano e signore messer Guidotto dalla Torre leale signore, ma non così savio. Quelli dalla Torre erano gentili uomini e d’antica stirpe; e per loro arme portavan una torre nella metà dello scudo dal lato ritto, e dall’altro lato due gigli incrocicchiati; e eran nimici de’ Visconti.
Il signore mandò un suo maliscalco a Milano, che era nato di quelli dalla Torre, e molte parole amichevoli usò con messer Guidotto, mostrandoli la buona volontà del signore: ma messer Guidotto pur dubitava della sua venuta, e temea di perdere la signoria, e non li parea per sua difesa pigliare la guerra. Fece tutti i suoi soldati vestire di partita di campo bianco e una lista vermiglia; fece disfare molti ponti di lunge dalla terra. Lo Imperadore, con piano animo, tenne il consiglio di messer Maffeo Visconti, e dirizossi verso Milano, e lasciò Pavia da man ritta.
Il conte Filippone, signore di Pavia, con gran benivolenzia mostrava aspettarlo e onorarlo in Pavia. Lo Imperadore, tegnendo la via verso Milano, passò il Tesino a guado, e per lo distretto cavalcò sanza contasto.
I Milanesi gli vennero incontro. Messer Guidotto, veggendo tutto il popolo andarli incontro, si mosse anche lui: e quando fu apresso a lui, gittò in terra la bacchetta, e smontò ad terra, e baciogli il piè; e come uomo incantato, seguitò il contrario del suo volere.