Cronica delle cose occorrenti ne' tempi suoi/Libro primo/23
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Degli sbanditi, alcuni rompono il confino, altri sono richiamti. Consiglio de’ Donati in Santa Trinita (1301, aprile - giugno...).
Essendo messer Corso Donati a’ confini a Massa Trebara, gli ruppe, e andossene a Roma, e non ubbidì; il perché fu condannato nell’avere e nella persona. E col Nero Cambi che era compagno degli Spini in Corte, per mezzo di messer Iacopo Guatani, parente del Papa, e d’alcuni Colonnesi, con grande stanzia pregavano il Papa volesse rimediare, perché la parte guelfa periva in Firenze, e che i Cerchi favoreggiavano i Ghibellini. Per modo che il Papa fece citare messer Vieri de’ Cerchi; il quale andò a Roma molto onorevolmente. Il Papa, a petizione degli Spini suoi mercatanti e de’ sopradetti amici e parenti, lo richiese facesse pace con messer Corso; il che non volle consentire, mostrando non facea contro a parte guelfa; il perché da lui fu licenziato, e partissi.
La parte de’ Cerchi, che era confinata, tornò in Firenze. Messer Torrigiano e Carbone e Vieri di messer Ricovero de’ Cerchi, messer Biligiardo dalla Tosa, e Carbone e Naldo Gherardini, e messer Guido Scimia de’ Cavalcanti, e gli altri di quella parte, stavano chetamente.
Ma messer Geri Spini, messer Porco Manieri, messer Rosso dalla Tosa, messer Pazino de’ Pazi, Sinibaldo di messer Simone Donati, capi dell’altra parte, non contenti di loro tornata, co’ loro seguaci si raunorono un dì in Santa Trinita, diliberati di cacciare i Cerchi e loro parte. E feciono gran consiglio, assegnando molte false ragioni; e dopo lunga disputa, messer Bondalmonte, savio e temperato cavaliere, disse che era gran rischio, e che troppo male advenire ne potea, e che al presente non si sofferisse. E a questo consiglio concorse la maggior parte; però che messer Lapo Salterelli avea promesso a Bartolo di messer Iacopo de’ Bardi (a cui era data gran fede), le cose s’acconcerebbono per buono modo. E sanza niente fare si partirono.