Cronica delle cose occorrenti ne' tempi suoi/Libro primo/18
Questo testo è completo. |
◄ | Libro primo - 17 | Libro primo - 19 | ► |
Condizione di Firenze negli anni susseguenti alla cacciata di Giano. Prepotere de’ cattivi popolani; corruzione morale. Il gran beccaio Pecora (1295 - 1299).
I signori che cacciorono Giano della Bella, furono Lippo del Velluto, Banchino di Giovanni beccaio, Gheri Paganetti, Bartolo Orlandini, messer Andrea da Cerreto, Lotto del Migliore Guadagni, e Gherardo Lupicini gonfaloniere di giustizia, che entrorono a dì XV di febraio 1294. Cominciorono i cittadini accusare l’un l’altro, e a condannarli, e a metterli in esilio; per modo che gli amici di Giano erano impauriti, e stavano suggetti. I loro adversari gli soprastavano con molto rigoglio, infamando Giano e’ suoi seguaci di grande arroganza, dicendo che avea messo scandalo in Pistoia, e arse ville e condannati molti, quando vi fu rettore. Delle quali cose dovea avere corona, perché avea puniti gli sbanditi e’ malfattori, i quali si raunavano sanza temere le leggi. E il fare giustizia, diceano lo facea per tirannia. Molti diceano di lui male per viltà e per piacere a’ rei. Il gran beccaio che si chiamava il Pecora, uomo di poca verità, seguitatore di male, lusinghiere, dissimulava in dire male di lui per compiacere a altri. Corrompea i popolani minuti, facea congiure, e era di tanta malizia, che mostrava a’ Signori che erano eletti, era per sua operazione. A molti promettea ufici, e con queste promesse gl’ingannava. Grande era del corpo, ardito e sfacciato, e gran ciarlatore, e dicea palesemente chi erano i congiurati contro a Giano, e che con loro si raunava in una volta sotterra. Poco era constante, e più crudele che giusto. Abbominò Pacino Peruzzi, uomo di buona fama. Sanza esserne richiesto, aringava spesso ne’ consigli, e dicea che era egli quello che gli avea liberati dal tiranno Giano, e che molte notti era ito con picciola lanterna, collegando il volere degli uomini per fare la congiura contro a lui.