Cristoforo Colombo (de Lorgues)/Cristoforo Colombo rivendicato alla Chiesa

Cristoforo Colombo rivendicato alla Chiesa

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POLIANTEA CATTOLICA


CRISTOFORO COLOMBO RIVENDICATO ALLA CHIESA


MANIFESTO al Clero Italiano DEL M. R. P. VENTURA DI RAULICA Antico Generale dei Tseatini Esaminatori dei Vescovi, ec.




Cosa veramente singolare! l’uomo che ha compiuto il più grande avvenimento de’ tempi moderni, Cristoforo Colombo, non consegui finora nemmeno in Italia, di cui e la più gran gloria una biografia completa e fedele.

Cosa ancora più singolare! nessuno scrittore cattolico ha mai pensato a tessere la vera storia di questo gran genio, il più benemerito del Cattolicismo.

Ne’ paesi cattolici non sono stati finora pubblicati, su questo grand’uomo, che libri di autori per lo più senza nome, o compilazioni informi e deformi, o compendii per trastullo più che per istruzione dell’infanzia; e la vita dello scopritore del Nuovo-Mondo, dell’uomo della Chiesa, suscitato da Dio per una missione evidentemente superiore alla scienza ed all’ardire umano, non è stata scritta seriamente che da autori protestanti.

Mentre che la vita di Cristoforo Colombo di Luigi Bossi giunge appena a quarantaquattro pagine (il resto del volume non contenendo che note), quella del protestante Americano Washington Irwing forma quattro volumi in ottavo. La storia critica, sullo stesso argomento del celebre Humboldt, protestante anch’esso, riempie cinque volumi, pure in ottavo. Ora nessun autore cattolico si è peranco provato a lottare contro l’erudizione di questi scrittori: essa è restata vittoriosa senza combattimento; e quindi gli errori capitali di cui queste due opere sono ripiene, assimilati alla verità, han fatto legge per tutti gli scrittori su lo stesso argomento. Da ventotto anni a questa parte, le Academie, le Assemblee de’ dotti, le Enciclopedie e [p. 478 modifica]le Biografie universali ripetono questi errori con rispetto, e vi si riposano con piena fiducia.

Il poeta Lamartine, andando ancor più lungi sulla strada di queste aberrazioni storiche, ha melodiosamente sfigurato la storia di Cristoforo Colombo, ed ha convertita questa sublime esistenza in un personaggio teatrale, grandioso, è vero, ma quasi pagano.

Or, come la scoperta del Nuovo-Mondo non fu già il frutto del caso o di calcoli matematici, ma l’opera bensì del genio cattolico, e per ausiliario non ebbe che il Clero; così molto importa alla gloria del Sacerdozio mostrare la parte importante ed ammirabile che la Chiesa rivendicasi in questo fatto, il più grande nella storia dopo quello dello stabilimento del Cristianesimo, il più influente sull’avvenire de’ due Emisferi, e i cui effetti, lungi dall’indebolirsi col tempo, diventano sempre più grandi di generazione in generazione, ed acquistano maggiore importanza collo scorrer de’ secoli.

Cristoforo Colombo rigettato dalla sua stessa patria, da Venezia e dal Portogallo, solo dal Clero e pel Clero ottenne i mezzi d’intraprendere la sua scoperta: sicchè, a rigore, la gloria del Colombo è un trionfo del Cattolicismo. Narrare dunque, nella sua verità, questa vita prodigiosa, è lo stesso che fare risplendere l’ispirazione possente del Cattolicismo, essendo di fatto, che i diversi ordini del Clero, e i diversi gradi della gerarchia della Chiesa concorsero alla scoperta del Nuovo-Mondo. I primi ad incoraggiare Colombo, a procurargli le raccomandazioni e gli appoggi che gli permisero di arrivare sotto il nuovo cielo di cui aveva il presentimento, furono i Religiosi di S. Francesco e di S. Domenico, furono semplici ecclesiastici, a cui si aggiunsero, in pari tempo, canonici, vescovi, un arcivescovo, un cardinale, il Nunzio del Papa e lo stesso Sommo Pontefice. E dopo che il grand’uomo ebbe compiuta l’opera sua, nell’ora delle sue disgrazie, mentre che re, corte e popolo, egualmente ingrati, lo dimenticavano nel suo infortunio, il Clero solo sosteneva il suo coraggio, difendeva i suoi dritti e ricordava i servizi da esso resi, la cui grandezza non poteva per altro esser intieramente compresa al suo tempo.

Tre papi, Innocenzo VIII, Alessandro VI, e Giulio II, incoraggiarono personalmente Colombo, e benedissero le immortali sue fatiche. Dopo la sua morte, il Sacro Collegio parve prendere sotto la sua protezione diretta il rispetto dovuto alla sua memoria. Quattordici Cardinali successivamente furono, come per istinto, i mecenati di poemi che l’Italia pubblicò in onore di questo gran Servitore di Dio e degli uomini, oggi ancora s^ mal conosciuto!

Nulla, pertanto, è più a desiderarsi, pel trionfo della verità, per l’onore del Cattolicismo, per lo splendore del Sacerdozio, quanto che siano ristabiliti nella loro verità i fatti occorsi nella scoperta del Nuovo-Mondo, e che sia provato che questa scoperta fu opera tutta cristiana, ed ispirazione del genio cattolico.

Come navigatore, come naturalista e contemplatore della creazione, questo inviato di Dio non è conosciuto dalla moltitudine. Gli stessi uomini di qualche coltura non hanno generalmente che nozioni confuse ed erronee sopra questo grand’Uomo ch’ebbe la santità per madre del suo genio. Diffatti, come sarà dimostrato, Cristoforo Colombo è stato un vero santo, poichè fuori degli Eroi del Vangelo che la Chiesa onora del culto e del nome di Santi o di Beati, non è forse stato cristiano più acceso. dell’amore di Gesù Cristo, più penetrato dello spirito del Cristianesimo, e alla Sede Apostolica più sinceramente devoto. Se, dunque, è qualche volta permesso di dare per similitudine, per enfasi di linguaggio, il titolo di «Santo» ad un cristiano che la Chiesa non ha canonizzato, questo titolo tocca sicuramente al Messaggiero de’ cieli. all’Angiolo, all’Apostolo che ha portato la Croce in un Nuovo Mondo. [p. 479 modifica]

La profonda pietà del Colombo, la santità dello scopo che si era prefisso, il carattere, direbbesi quasi, di predestinazione e sovrannaturalissimo che involge i principali avvenimenti della sua vita, sono un argomento intieramente nuovo, e di un incomparabile incanto.

Frattanto questo Araldo fedele della Croce non ha punto dotato del suo nome il Continente che ha scoperto.

Senza volerlo, la Francia contribuì più di ogni altra nazione a spogliare Colombo della sua gloria, dando al Nuovo Mondo il nome di Americo Vespucci, che non fu se non l’imitatore e il plagiario dell’Eletto della Provvidenza. Il primo libro che servì a propagar quest’errore e questa ingiustizia in Germania e in tutti i paesi divenuti protestanti, fu stampato a Saint-Diè, nel paese de’ Vosgi, l’anno 1507, dal geografo Waidseemüller (Martinus Ilylacomylus) sotto titolo di Cosmographiæ Introductio, insuper quatuor Americi Vespucii navigationes.

Apparteneva dunque alla Francia di riparare, in qualche modo, questo torto che si è fatto alla memoria di un sì grand’uomo.

Parimente, l’onore di riabilitare finalmente la fama di Cristoforo Colombo, traendola fuori del velo d’impostura sotto il quale il protestantismo credeva averla eternamente sepolta, spettava naturalmente al grande scrittore, al dotto e zelante apologista, che, primo in Francia, dopo la rivoluzione del 1830, innalzò la bandiera in difesa del Cattolicismo, publicando il libro famoso, cristo avanti al secolo, il cui successo europeo è attestato dalle traduzioni che ne sono state fatte nelle principali lingue della Cristianità e dalle diciassette edizioni che ha avuto nella sola città di Parigi; intendiam dire dell’illustre Roselly de Lorgues, i cui servigi alla causa del Cattolicismo si sono andati moltiplicando per mezzo delle opere che ha in séguito publicato, e che hanno ottenuto lo stesso buon successo.

Già, nel sno libro la croce ne’ due mondi, lo stesso dotto Autore avea consacrato alla missione di Colombo un capitolo che ha destata l’ammirazione di quanti lo han letto, e particolarmente dell’immortale Monsignor Affre, l’arcivescovo di Parigi, martire delle ultime civili discordie. Da quel tempo ad oggi molti Cardinali e Vescovi ed il fiore del Clero di Francia non han cessato di stimolare Roselly de Lorgues a trattare diffusamente questo argomento, e a formarne un’opera speciale.

Prima però d’intraprendere questo lavoro, tutto a gloria della Chiesa, l’Autore ha voluto sottometterne il piano al Sommo Pontefice PIO IX, che nella sua alta sapienza, nel suo amore della verità, e nella sua sollecitudine per la vera gloria dell’Italia, ha benedetto il bello e nobile pensiero del Roselly de Lorgues, e si è degnato di scrivergli per incoraggiarlo a continuare un’opera sì grande e sì desiderata.

Ora una tale luminosa storia, al supremo grado istruttiva ed edificante, e ricca dei più autentici e più importanti documenti, è terminata; e l’amicizia che ci lega al suo illustre autore ci ha messo nella felice congiuntura di conoscerla pria che sia pubblicata, e di apprezzarne il merito e l’importanza. Non sapremmo pertanto rac-omandarla abbastanza ai zelatori sinceri della vera scienza storica, dell’onore d’Italia, e della gloria della Chiesa, e particolarmente al Clero che certamente non avrà bisogno che di averne contezza per farsi un vanto ed un dovere di patrocinarla e propagarla, come quella che fa il più grande onore ai sentimenti ed all’azione del Clero.

In una specie di annunzio di questo bel lavoro ai letterati di Lombardia, che noi abbiamo sott’occhio, un gran letterato italiano, il dotto autore di tante insigni opere [p. 480 modifica]sulla filosofia della storia, il signor conte Tullio Dandolo si esprime in questi termini:

«Cristoforo Colombo era fervente cattolico, e non intendeva far dono del l’America a Ferdinando ed Isabella, sibben a Cristo Salvatore. Questo è il lato magnifico e non abbastanza studiato e noto di questa biografia racchiudente le più pure glorie dello spirito umano. Questa è la rivelazione che, in mezzo ad un tesoro d’altre peregrine notizie, sta per isplendere dominatrice nel libro che son lieto di annunciare.

«Colombo, il sommo Italiano, ha trovato finalmente un degno biografo Washington Irwing, Alessandro Humboldt erano troppo mal preparati dalla grettezza del lor sentire eterodosso, a giudicare, a descrivere la vita di quel fervoroso Cattolico: Napione, Cancellieri, Spotorno, agghiacciati dalla erudizione aveano troppo miope lo sguardo per abbracciare con questo il colosso. Un Francese, l’illustre Roselly de Lorgues, si è assunto di collocarci innanzi l’immortal Genovese degnamente rappresentato.....

«... Questa ricostruzione della vita del Colombo è per offrire agli attoniti lettori impreviste rivelazioni, documentate da irrefragabili prove, ch’ebbe agio di attingere in Ispagna, alle fonti più genuine e sicure. L’entusiasmo che lo scalda per Colombo è toccante, è contagioso: egli lo proclama non solamente il più grande, ma il più praticamente santo Uomo della sua età, il più glorioso figlio dell’Italia.

«Possano queste poche semplici parole trasfondere ne’ miei compatriotti una parte almeno della commozione profonda che sì fatti annunzii hanno desta in me; e, con avvertirli di cotesta imminente pubblicazione, predisporli ad accoglierla com’ella si merita.»

Non si può dir meglio, nè più vero. In quanto a noi crediamo di potere affermare che, benchè grande sia l’aspettazione che questi cenni desteranno nel Pubblico Italiano, essa, quando il libro di che si tratta verrà letto, sarà non solo soddisfatta, ma ancora superata.

Parigi, 1.° luglio 1857.

P. VENTURA DI RAULICA
ex-Generale de’ CC. RR.