Cosmorama Pittorico/Anno II - n. 15/Una fiera indiana
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Durante le escursioni rimarchevoli che il Capitano Skimer ha compiuto per le diverse contrade dell’India Britannica, egli si rese un giorno alla fiera d’Hurdwar, che ha luogo ciascun anno ai primi di aprile, celebre per l’attività che ivi regna, e pel pellegrinaggio degli Indous che si rendono in folla in questa città, appo la quale il Gange, scendendo dall’elevate montagne, donde ha ii suo nascimento, comincia un corso maestoso di 1200 miglia. Sarebbe cosa ardua, dice il capitano, il descrivere in succinto la scena singolare che presenta ai nostri sguardi la fiera d’Hurdwar, alla quale gli Indiani accorrono in numero incalcolabile per abbandonarsi nello stesso tempo a pratiche di pietà e ad atti temporali di commercio. In questa immensa riunione, veggonsi individui d’ogni età, d’ogni sesso, d’ogni colore, d’ogni religione e di costumi variati all’infinito. È un’assembla di quasi tutte le varietà della specie umana che espone in vendita i prodotti naturali e le manifatture delle più remote regioni. Tutti i negozianti parlano, gridano, discutono, e fanno vedere le loro mercanzie nel nativo linguaggio; è un confuso frastuono di suoni discordanti, che potrebbe porgere una chiarissima idea della così detta confusione delle lingue della torre di Babele. Là, sono esposti destrieri di razze diverse e di tutte le parti del globo, elefanti, camelli, dromedarii, bufali dalle enormi corna, armenti di vacche, di pecore, e di capre poste in bell’ordine, le une presso le altre; qui sonovi cani di tutte le grossezze, gatti, scimie, leopardi, orsi, tigri, antilopi, dalla statura del cavallo fino a quella dell’agnelletta.
Più lungi, tu vedi in mostra schalls del Cachemire, balle di cotone delle Indie, stoffe di lana d’Inghilterra; immensi bazar offrono a tuoi sguardi il corallo del Mar rosso, l’agata di Guzurate, le pietre preziose del Ceilan, le spezierie dell’Isole Olandesi, il balsamo dell’Arabia, l’assa-fetida, e l’essenza di rose della Persia, che i naturali del paese vi presentano, e vi eccitano a comperare. Infine, voi vedete a fianco d’una serie elegante d’orologi francesi, gli intingoli della China, i manicaretti d’Inghilterra, e una varietà infinità d’oggetti di toletta e di profumeria di Bond-Street, e della strada S. Onorato. Nel mezzo di quest’immenso mercato, i jockeis ed i cozzoni provocano la vostra curiosità con esercizj che servono a far pompa dell’agilità, della forza, della docilità degli animali che espongono. Poco lungi, elefanti e dromedarii, si danno, alla voce del loro padrone, ad una moltitudine di piccole gentilezze, per provarvi la cura colla quale vennero educati. Infine, un Persiano v’importuna, e vuole farvi comprare a forza una superba coppia di gatti d’Angola del suo paese. Generalmente, i venditori vi chiedono dieci volte almeno il valore delle loro mercanzie.
Ma, in mezzo al conflitto d’interessi mercantili e fra il tumulto della fiera, gli Indiani non perdono mai di vista l’oggetto principale di loro riunione ad Hurdwar, e vedonsi ad ogni istante turbe di pellegrini dirigersi al ghaut, magnifica scala di 100 piedi di larghezza che conduce alle sponde del Gange, onde ivi compiere le cerimonie prescritte dalla religione; e tale è allora il fervore e la pietà ch’essi mettono nelle loro abluzioni, tale l’obblio o l’indifferenza per le cose di quaggiù, che durante queste divozioni i due sessi s’avvedono a malapena d’essere mischiati e del tutto spogli di loro vestimenta. In questo istante il ghaut offre uno spettacolo veramente curioso e pittoresco. Da un lato vedonsi montati su elefanti, Europei, che la curiosità attira da lontano per essere testimonii di questa religiosa cerimonia, dall’altra, Bramini unicamente occupati a riscuoter il tributo sui devoti; là mendicanti espongono quante piaghe ed infemità desolano ed affliggono l’umana specie; nel centro della folla, missionari cristiani distribuiscono con zelo bibbie impresse in venti differenti idiomi; finalmente una processione continua di pietosi Indiani che montano o che scendono il ghaut, che si spogliano de’ loro abiti o si rivestono, o che abbandonansi con divozione sincera alle pratiche di religione.