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114 | cosmorama pittorico. |
Uscendo dalla cattedrale presenta la piazza un bellissimo colpo d’occhio. Presso alla chiesa sorge un palazzo di moderna architettura fatto erigere dal re Ferdinando per collocarvi i tribunali e la pubblica biblioteca, come lo indica l’iscrizione latina posta sulla facciata, la quale dice: Hic Themidis lances, hic doctæ Palladis ædes.
Quasi in faccia alla porta maggiore del Duomo s’alza su un basamento fregiato da bassivilievi la statua di Don Giovanni d’Austria, vincitore della celebre battaglia di Lepanto. Un altro bell’ornamento di questa piazza e la pubblica fontana. I vivi zampilli delle sue acque cadono a pioggia da un elegante bacino sostenuto da cariatidi di buono stile, e spargono nella stagione estiva una cara frescura.
Tutta questa unione di monumenti rende la piazza del Duomo di Messina un vero luogo incantevole: i viaggiatori non sanno staccarsene senza un mesto rimpianto.
Più lungi, tu vedi in mostra schalls del Cachemire, balle di cotone delle Indie, stoffe di lana d’Inghilterra; immensi bazar offrono a tuoi sguardi il corallo del Mar rosso, l’agata di Guzurate, le pietre preziose del Ceilan, le spezierie dell’Isole Olandesi, il balsamo dell’Arabia, l’assa-fetida, e l’essenza di rose della Persia, che i naturali del paese vi presentano, e vi eccitano a comperare. Infine, voi vedete a fianco d’una serie elegante d’orologi francesi, gli intingoli della China, i manicaretti d’Inghilterra, e una varietà infinità d’oggetti di toletta e di profumeria di Bond-Street, e della strada S. Onorato. Nel mezzo di quest’immenso mercato, i jockeis ed i cozzoni provocano la vostra curiosità con esercizj che servono a far pompa dell’agilità, della forza, della docilità degli animali che espongono. Poco lungi, elefanti e dromedarii, si danno, alla voce del loro padrone, ad una moltitudine di piccole gentilezze, per provarvi la cura colla quale vennero educati. Infine, un Persiano v’importuna, e vuole farvi comprare a forza una superba coppia di gatti d’Angola del suo paese. Generalmente, i venditori vi chiedono dieci volte almeno il valore delle loro mercanzie.
Ma, in mezzo al conflitto d’interessi mercantili e fra il tumulto della fiera, gli Indiani non perdono mai di vista l’oggetto principale di loro riunione ad Hurdwar, e vedonsi ad ogni istante turbe di pellegrini dirigersi al ghaut, magnifica scala di 100 piedi di larghezza che conduce alle sponde del Gange, onde ivi compiere le cerimonie prescritte dalla religione; e tale è allora il fervore e la pietà ch’essi mettono nelle loro abluzioni, tale l’obblio o l’indifferenza per le cose di quaggiù, che durante queste divozioni i due sessi s’avvedono a malapena d’essere mischiati e del tutto spogli di loro vestimenta. In questo istante il ghaut offre uno spettacolo veramente curioso e pittoresco. Da un lato vedonsi montati su elefanti, Europei, che la curiosità attira da lontano per essere testimonii di questa religiosa cerimonia, dall’altra, Bramini unicamente occupati a riscuoter il tributo sui devoti; là mendicanti espongono quante piaghe ed infemità desolano ed affliggono l’umana specie; nel centro della folla, missionari cristiani distribuiscono con zelo bibbie impresse in venti differenti idiomi; finalmente una processione continua di pietosi Indiani che montano o che scendono il ghaut, che si spogliano de’ loro abiti o si rivestono, o che abbandonansi con divozione sincera alle pratiche di religione.