Così parlò Zarathustra/Parte prima/Dell'amore del prossimo
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Dell’amore del prossimo.
«Voi v’affannate intorno al vostro prossimo e ne avete in cambio belle parole. Ma io vi dico: il vostro amore del prossimo non è altro che il poco amore di voi stessi.
Attaccandovi al prossimo fuggite voi stessi e vorreste ancora vantarvene come d’una vostra virtù: ma io leggo nel vostro «altruismo».
Il tuo è più antico dell’io: il tuo fu già proclamato santo, ma non peranco l’io: per ciò l’uomo cerca il suo prossimo.
Vi consiglio io l’amore del prossimo? Piuttosto vi suggerisco di fuggire il prossimo e di amare quelli che sono da voi i più lontani.
Più alto dell’amore del prossimo sta l’amore dell’uomo che è lontano e che ha da venire; più sublime dell’amore degli uomini m’appare l’amor delle cose e dei fantasmi.
Quel fantasma, che ti precorre, o fratello mio, è più bello di te: perchè non gli don la tua carne e le tue ossa? Ma tu lo temi e ripari presso il vicino.
Voi non potete andar d’accordo con voi stessi e non v’amate abbastanza: per ciò vorreste sedurre all’amore il vicino e pregiarvi del suo errore.
Io vorrei che non poteste andar d’accordo col vostro prossimo e coi vicini di lui: sicchè foste costretti a cercare in voi stessi un’amico dal cuore entusiasta.
Voi abbisognate d’un testimonio, quando volete parlar bene di voi stessi; e solo allora che l’avete indotto e pensar bene di voi ve ne convincete voi stessi.
Non solo mentre colui che parla contro ciò che conosce, ma ancora quegli che parla contro ciò che ignora. E così operate voi nelle vostre relazioni e mentite a voi stessi e al vicino.
Disse il pazzo: «il trattare con gli uomini guasta il carattere, principalmente quando non se n’ha alcuno».
L’uno va in cerca del vicino perchè cerca sè stesso, l’altro perchè desidera dimenticare sè stesso. Il poco amore che portate a voi stessi muta la vostra solitudine in una prigione.
I più lontani sono quelli che scostano il vostro amore del prossimo: quando vi trovate in cinque compagni un sesto deve sempre perire.
Io non amo nemmeno le vostre feste: vi trovai troppi commedianti ed anche gli spettatori, spesso, hanno attitudini di commedianti.
Io non insegno a voi il prossimo, bensì l’amico. L’amico sia per voi la festa della terra e un presagio del superuomo.
Io insegno a voi l’amico dal cuore ardente. Ma chi vuol essere amato da cuori fervidi bisogna che sappia farsi simile alla spugna.
Io insegno a voi l’amico, che creò in sè un mondo intero: una coppa del bene — l’amico creatore, che ha sempre un mondo da prodigare in dono.
E nello stesso modo che per lui il mondo andò svolgendosi, così esso in altri anelli si riavvolge, quale un procedere del bene dal male, del fine dal caso.
Quegli che ha da venire e che più è lontano sia la ragione del tuo oggi: nel tuo amico tu devi amare il superuomo quale ragion di te stesso.
Fratelli miei, non vi consiglio ad amare il prossimo: amate quelli che son da voi più lontani».
Così parlò Zarathustra.