Codice e società/Capitolo 5/2
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L'informatica ha sempre sofferto di un male cronico: il problema degli standard. Gli esiti sono spesso stati quelli di una proliferazione di standard che si neutralizzavano a vicenda. Il concetto di standard è un concetto di univocità e universalità che a sua volta entra in conflitto con la velocità e l'autopoiesi frenetica dell'informatica. Rispetto a un settore tecnologico mutevolissimo, gli standard risultano essere delle costrizioni: il problema sta quindi nel definire un giusto compromesso tra la “necessità” di progredire e il bisogno d'ordine della tecnologia pronta all'uso. Questo bisogno è tanto degli utenti, quanto degli specialisti: chi costruisce tecnologia utilizza altra tecnologia, ad esempio i COTS1, cioè semilavorati da includere nello sviluppo di nuovi progetti. Dall'altro lato chi utilizza l'informatica come utente finale deve poter avere garanzie che le competenze acquisite siano spendibili anche nelle versioni successive. Così pure la compatibilità dei formati dei file e dei dati in genere: non si può iniziare daccapo ogni volta che la tecnologia si trasforma. Ci riferiamo al concetto di scienza in costruzione e di scienza pronta per l'uso (Latour 1987, p. 7), l'una eroica, severa e china a risolvere problemi, l'altra celebrata e spendibile.
Nello specifico informatico questa idea di Latour incontra dei limiti. Il tempo si contrae a tal punto che non è più possibile riconoscere due momenti distinti. Il sistema tecno-sociale (Sommerville, 2005) deve trovare allora delle soluzioni per tenere separate queste dimensioni, non più giocando sul tempo ma sullo spazio che si divide in pubblico e privato.
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Fig. 2 – Open Source e software proprietario
Lo spazio pubblico è aperto, in divenire, dove si sperimentano e “improvvisano” prototipi, regolamentato dalle organizzazioni e dalle agenzie accademiche. Quello privato è consolidato, distribuito attraverso il mercato formale, omologato e stabile.
Questa divisione che ripiega sullo spazio perché non riesce a dividere il tempo, sembra l'espressione a livello sociale del problema del “time sharing” che tanto ha ossessionato gli sviluppatori del sistema Multix del MIT negli anni '60 del '900, cioè quello di potere usare lo stesso calcolatore da più dipartimenti nello stesso momento. Il problema si risolve separando le macchine: anziché un unico mainframe vi saranno negli anni '80 del '900 tanti mini-computer, che eseguiranno autonomamente un proprio sistema Unix, e saranno eventualmente connessi tra loro.
Per quanto riguarda il problema di separare l'informatica in costruzione dall'informatica pronta all'uso, la soluzione è la stessa: ci saranno due ambiti, l'uno di frontiera e l'altro consolidato, eventualmente comunicanti tra loro.
Abbiamo già visto nella Fig.1 come le licenze d'uso possano essere più o meno istituzionalizzate, e trovarsi ai margini dello stesso spazio istituzionale o all'interno di esso. Abbiamo già visto come le licenze più permissive e meno istituzionalizzate, e quindi la tecnologia che vi sottende, costituiscano a loro volta un confine poroso. Da un nostro punto di vista, e in “funzione” del sistema tecno-sociale, non si tratta di elementi incipienti, non completamente formati, ma di elementi che svolgono una funzione importantissima ai fini del funzionamento del sistema. Questi elementi, e il confine poroso che essi costituiscono, mettono in comunicazione i due mondi: il software proprietario e il codice libero istituzionalizzato.
Oltre a ciò, facendo un passo indietro al primo capitolo, dobbiamo tenere conto di tutto quel sottobosco di codice libero pedagogico o didattico, del codice scambiato “informalmente” nei forum di auto-aiuto tra programmatori, e di quello che in un modo o nell'altro trasuda dal Web, che qui non viene mappato perché non riconducibile a un soggetto o a un'entità rappresentabile come nodo. Se volessimo rendere più “realistiche” le nostre mappe dovremmo aggiungere uno sfondo di puntini che diano un'idea di nebulosa che precipita sulle proprie stesse particelle, o sui nodi proprietari dello spazio economico formale, piuttosto che sui nodi istituzionali del codice libero.
La tecnologia Open Source distribuita da licenze permissive rappresenta proprio questi primi precipitati, intermedi tra lo status di nebulosa e di nodo. Questa nebulosa e questi nodi in formazione sono proprio ciò che viene intercettato ed incluso nel sistema.
A parte questo, come già anticipato, una volta che i nodi sono definiti, sia in una forma che nell'altra, attivano dei canali di comunicazione che possono essere collaborativi, oppure conflittuali sia sul piano legale che sul piano scientifico o politico. Vi sono poi attori che transitano in tutta tranquillità tra questi due mondi, tra cui alcuni che hanno avuto un ruolo importante nella nascita di progetti Open Source di successo come Linux e FreeBSD. Orest Zborowsky ha portato X Window System dal sistema Unix al sistema Linux, per poi essere assunto da Microsoft. Bill Joy negli anni '80 del '900 è il precursore del progetto BSD di Berkeley, prima di diventare un manager in forza alla AT&T, la quale deteneva alcuni diritti su Unix, che a sua volta era in aperta controversia legale con Berkeley.
Suse, che è un progetto commerciale Open Source basato su Linux, ha accordi commerciali con Microsoft su progetti di interoperabilità. Molte aziende del settore tengono, per così dire, i piedi su due staffe: IBM, Novell, Oracle e molte altre. Allo stesso modo non mancano le controversie tutte interna al mondo Open Source e del Software Libero, come ad esempio quella tra Linus Torvalds e la Free Software Foundation in merito al fatto che il sistema operativo Linux debba o no essere accompagnato dal prefisso GNU.
La stessa Microsoft rilascia software Open Source attraverso la “Microsoft Public License” che è riconosciuta dalla Free Software Foundation, dalla Open Source Initiative, da Debian Project ed è compatibile con software rilasciato con licenza GPL. Nel 2011 la Oracle, che ha acquistato MySQL (il più diffuso gestore di basi dati Open Source) annuncia che lo stesso MySQL non sarà più completamento Open Source, mentre nel 1998 è Netscape a fare diventare Open Source il suo browser che oggi conosciamo come Firefox. Quindi il software passa questo confine tra software proprietario e software Open Source sia nell'una che nell'altra direzione.
Il sistema operativo della Apple, che opera nel mercato delle licenze proprietarie, è a sua volta derivato da FreeBSD che è, come abbiamo visto, un sistema operativo Unix-like di tipo Open Source.
Questi due mondi comunicano anche attraverso le controversie, la più famosa delle quali è quella tra AT&T, che cerca di mantenere il brevetto su Unix, e Berkeley che detiene la versione Open Source BSD. Altre controversie passano per il coinvolgimento dell'antitrust USA e quello della Comunità Europea, a volte sono giocate a livello politico nello spazio pubblico, attraverso dichiarazioni di intenti, annunci e conferenze stampa.
Nonostante il tentativo di preservare i confini questi due mondi si implicano. La storia, a una scala maggiore, è quella già vista tra Berkeley e AT&T. Sono due mondi che si contrastano ma che allo stesso tempo si compenetrano. L'informatica che ha conosciuto il grande pubblico è stata quella dei personal computer e delle licenze d'uso. È stata l'informatica proprietaria che ha preparato un terreno sociale più vasto su cui anche il software Libero e l'Open Source si sono diffusi e sono diventati popolari. La polvere che si solleva dai piedi dei contendenti in gioco è il codice libero che alimenta e mantiene in vita questo sistema il cui esito è ancora aperto, imprevedibile e tutt'altro che scontato.
Note
- ↑ Components Off The Shell.