Clizia/Atto terzo/Scena settima
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Niccolò Machiavelli - Clizia (1525)
Atto terzo
Scena settima
Scena settima
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Sofronia, Nicomaco, Eustachio, Pirro
- Sofronia
- Eccomi: che sarà di nuovo?
- Nicomaco
- E’ bisogna pur pigliare verso a questa cosa. Tu vedi, poiché costoro non si accordano, e’ conviene che noi ci accordiano.
- Sofronia
- Questa tua furia è estraordinaria. Quel che non si farà oggi, si farà domani.
- Nicomaco
- Io voglio farla oggi.
- Sofronia
- Faccisi, in buon’ora. Ecco qui tutti a duoi e competitori. Ma come vuoi tu fare?
- Nicomaco
- Io ho pensato, poiché noi non consentiano l’uno all’altro, che la si rimetta nella Fortuna.
- Sofronia
- Come nella Fortuna?
- Nicomaco
- Che si ponga in una borsa e nomi loro, ed in un’altra el nome di Clizia ed una polizza bianca, e che si tragga prima el nome d’uno di loro e che, a chi tocca Clizia, se l’abbia, e l’altro abbi pazienza. Che pensi tu? Non rispondi?
- Sofronia
- Orsù, io son contenta.
- Eustachio
- (A Sofronia) Guardate quel che voi fate.
- Sofronia
- (A Eustachio) Io guardo, e so quel ch’io fo. Va’ ’n casa, scrivi le polizze, e reca dua borse, ch’io voglio uscire di questo travaglio, o io enterrò in uno maggiore.
- Eustachio
- Io vo.
- Nicomaco
- A questo modo ci accordereno noi. Prega Dio, Pirro, per te.
- Pirro
- Per voi!
- Nicomaco
- Tu di’ bene, a dire per me: io arò una gran consolazione che tu l’abbia.
- Eustachio
- Ecco le borse e le sorte.
- Nicomaco
- Da’ qua. Questa, che dice? Clizia. E quest’altra? È bianca. Sta bene. Mettile in questa borsa di qua. Questa, che dice? Eustachio. E quest’altra? Pirro. Ripiegale, e mettile in quest’altra. Serrale, tienvi su gli occhi, Pirro, che non ci andassi nulla in capperuccia: e’ ci è chi sa giucare di macatelle!
- Sofronia
- Gli uomini sfiducciati non son buoni.
- Nicomaco
- Son parole, coteste! Tu sai che non è ingannato, se non chi si fida. Chi voglian noi che tragga?
- Sofronia
- Tragga chi ti pare.
- Nicomaco
- Vien’ qua, fanciullo.
- Sofronia
- E’ bisognerebbe che fussi vergine.
- Nicomaco
- Vergine o no, io non v’ho tenute le mani. (al fanciullo) Tra’ di questa borsa una polizza, detto che io ho certe orazioni: - O santa Apollonia, io prego te e tutti e santi e le sante avvocate de’ matrimonii, che concediate a Clizia tanta grazia, che di questa borsa esca la polizza di colui, che sia per essere più a piacere nostro. Trai, col nome di Dio! Dàlla qua. Ohimé, io son morto! Eustachio.
- Sofronia
- Che avesti? O Dio! fa’ questo miracolo, acciò che costui si disperi.
- Nicomaco
- (al fanciullo) Tra’ di quell’altra. Dalla qua. Bianca. Oh, io sono resucitato! Noi abbiam vinto, Pirro! Buon pro ti faccia! Eustachio è caduto morto. Sofronia, poiché Dio ha voluto che Clizia sia di Pirro, vogli anche tu.
- Sofronia
- Io voglio.
- Nicomaco
- Ordina le nozze.
- Sofronia
- Tu hai sì gran fretta: non si potrebb’egli indugiare a domani?
- Nicomaco
- No, no, no! Non odi tu che no? Che? vuoi tu pensare a qualche trappola?
- Sofronia
- Voglian noi fare le cose da bestie? Non ha ella a udir la messa del congiunto?
- Nicomaco
- La messa della fava! La la può udire un altro dì! Non sai tu che si dà le perdonanze a chi si confessa poi, come a chi s’è confessato prima?
- Sofronia
- Io dubito che la non abbia l’ordinario delle donne.
- Nicomaco
- Adoperi lo straordinario delli uomini! Io voglio che la meni stasera .E’ par che tu non mi intenda.
- Sofronia
- Menila, in mal’ora! Andianne in casa, e fa’ questa imbasciata tu a questa povera fanciulla, che non fia da calze!
- Nicomaco
- La fia da calzoni! Andiano dentro.
- Sofronia
- (a parte) Io non voglio già venire, perché io vo’ trovar Cleandro, perché e’ pensi, se a questo male è rimedio alcuno.