Cinto il crin di gramigne e di ginestre
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XI
Cinto il crin di gramigne e di ginestre
L’ispido mio Caprar si ringalluzza
D’intorno a Fille, e il rozzo ingegno aguzza,
E snello fassi come un Fauno alpestre.
5Nè vede il folle di color terrestre
Tinto il suo ceffo, e non sa quanto ei puzza:
Deh, Fille, un tant’orgoglio omai rintuzza,
Ond’egli disperato s’incapestre.
So che di lui ti ridi, e col sogghigno
10Apertamente all’alire Ninfe il mostri;
Ma sappia anch’egli il suo destin maligno.
Digli, che di rossore omai s’innostri,
Mirando al fonte il volto suo ferrigno:
Filli non nacque a darsi in preda a’ mostri.