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Ma se mirar vuoi come l’arco avventi
     Nuove saette, i lumi tuoi superbi
     Volgi di Nice alle pupille ardenti.


X


Gonfio torrente, di palustri canne
     Cinto le chiome, arresta il corso all’onda,
     Arresta il corso, ond’io ti varchi, o vanne
     Più lento: Egle m’aspetta all’altra sponda.
5E benchè nato in rozze erme capanne
     Farò, che alle tue laudi Eco risponda,
     Onde tinto d’invidia il Tebro andranne,
     Il Mincio, e Sorga, e quel ch’Etruria inonda.
Deh se giammai per vaga Ninfa ardesti,
     10Ch’ardono ancor nel freddo letto i fiumi,
     Non sien tuoi flutti alle mie fiamme infesti.
Ma tu non m’odi, e teco selve e dumi
     Porti fuggendo. Ah se per me non resti,
     Resta almeno a mirar d’Egle i bei lumi!


XI


Cinto il crin di gramigne e di ginestre
     L’ispido mio Caprar si ringalluzza
     D’intorno a Fille, e il rozzo ingegno aguzza,
     E snello fassi come un Fauno alpestre.
5Nè vede il folle di color terrestre
     Tinto il suo ceffo, e non sa quanto ei puzza:
     Deh, Fille, un tant’orgoglio omai rintuzza,
     Ond’egli disperato s’incapestre.
So che di lui ti ridi, e col sogghigno
     10Apertamente all’alire Ninfe il mostri;
     Ma sappia anch’egli il suo destin maligno.
Digli, che di rossore omai s’innostri,
     Mirando al fonte il volto suo ferrigno:
     Filli non nacque a darsi in preda a’ mostri.


XII


Allor che Dio nel memorabil giorno
     L’Universo creò, nel centro pose
     Dell’ampia sfera il Sol di luce adorno,

Zappi Tom. I 18