Ciceruacchio e Don Pirlone/Documenti/CXXIII
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Documento N. CXXIII.*1
COMANDO GENERALE
DELLA DIVISIONE CIVICA VOLONTARIA MOBILIZZATA
Rovigo, 3 maggio 1848.
- Eccellenza,
Ho l’onore di compiegare all’E. V. l’ordino del giorno che feci in Ferrara, pria di passare il Po. Ebbi la soddisfazione con questo di calmare le vivissime suscettibilità dei legionari, i quali stavano in forse di passare il Po, senza un atto esplicito del Governo. Il dispaccio dell’E. V., che ricevetti dopo pubblicato l’ordine del giorno suddetto, in risposta all’indirizzo presentato dagli ufficiali superiori della prima e seconda Legione e battaglione tiragliatori, contribuì anche esso per raffermare gli animi, nella lusinga che quanto prima il Governo avrebbe fatto un atto, che avrebbe tolto qualunque dubbio di corpo franco alla divisione da me comandata. Io convengo pienamente nelle savie riflessioni della E. V., ma bisogna qualche cosa donare alla vivezza della fantasia, ed al troppo ragionare, difetto delle giovani truppe.
Il passaggio del Po si è operato regolarmente, e questa mattina la prima Legione è partita alla volta di Monselice, ove pernotterà. La seconda colonna pernotta in Rovigo questa sera, e concentrerò tutta la mia divisione a Padova o a Treviso.
Ho diretto un battaglione (1° del 3° reggimento volontari, comandato dal tenente-colonnello Pianciani) su Badia, a fine di rinforzare la guarnigione di quel punto, che è stata diminuita di un battaglione, per ordine del generale Durando. Il nemico avendo rinforzato la guarnigione di Legnago, o minacciando di fare delle scorrerie, quel punto sarebbe stato scoperto, senza l’invio del prelodato battaglione. I due reggimenti dei volontari (che restarono in Bologna) si decisero l’indomani di rompere la marcia per passare la frontiera, come io aveva preveduto ed annunciato all’E. V. nella mia antecedente. Però, nei due giorni di marcia per giungere a Ferrara, una fitta pioggia avendoli sorpresi, nuove difficoltà da loro parte sono sorte pria di varcare il Po, reclamando nuovamente gli oggetti indispensabili al soldato per potere entrare in campagna (cappotti mucciglie, giberne, ecc.) di cui almeno mille e più ne sono assolutamente sprovvisti.
Non posso nascondere all’E. V. l’amarezza del mio core nel vedermi nella impossibilità assoluta di soddisfare a queste giustissime richieste, come più volte ne ho richiesto all’ R. V.
Nonostante però queste difficoltà, ho la quasi certezza che dimani 4 corrente il 1° e 2° reggimento volontari si metteranno in marcia da Ferrara, per raggiungermi a Padova. L’azzardo fece venire a me in Bologna un capitano di Stato Maggiore, spedito dal Generale che comanda l’armata Napoletana, e dopo un lungo colloquio potei ottenere, però sino ad ora non officialmente, la promessa che quel Generale, viste le relazioni di vecchia amicizia, mi avrebbe fatto raggiungere a doppie tappe da un reggimento di cavalleria, e da una batteria volante, affine di appoggiare la mia divisione, che ne è totalmente sprovvista, dappoichè il generale Durando nulla ha lasciato.
Nell’incertezza però di un tale appoggio (cavalleria ed artiglieria napoletane) ho voluto, per quanto è possibile, sovvenire ai miei più urgenti bisogni, con avere organizzato una sezione di due pezzi di cannoni da campagna a Bologna, non che una a Ferrara, totale quattro pezzi da sei col personale corrispondente. Detta batteria porterà il nome di Bologna-Ferrara.
Ho l’onore di protestarmi
Devotissimo servo Il Generale comandante Ferrari. |
Note
- ↑ Dalle Buste della miscellanea politica ecc. Busta, 25, Copertina 149.