Chi lascia la via vecchia per la nuova, sa quel che lascia, e non sa quel che trova/Atto secondo/Scena ottava
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Luisa e Piero.
- Luisa
- (squadra Filippo che Piero accompagna fino alla porta). Sono furente contro di lei.
- Piero
- Davvero? S'accomodi, allora.
- Luisa
- Aspetta che il signor Piero arrivi per la passeggiata!
- Piero
- (battendosi la fronte). Perdoni.
- Luisa
- Lei aveva da parlare col suo libraio.
- Piero
- Fu un caso.
- Luisa
- O da tener compagnia a sua moglie.
- Piero
- Mia moglie è fuori.
- Luisa
- Come va allora?...
- Piero
- Non me lo chieda...
- Luisa
- Anzi.
- Piero
- No... segga... e mi stia a sentire.
- Luisa
- Sentiamo.
- Piero
- Io ho promesso di farle la corte... non è vero?
- Luisa
- Caro quel promesso!
- Piero
- Io ho promesso che le avrei fatta la corte e lei mi ha data licenza... scusi, ho finito subito. — Ebbene... io vorrei sapere una cosa sola... come si fa a corteggiare una signora?
- Luisa
- Poveretto!
- Piero
- E... poi... vorrei un conto presuntivo del dare e dell'avere di ciascheduno. Del corteggiante e della corteggiata.
- Luisa:
- Lei vuole camminare sul sodo.
- Piero
- Prima d'arrischiare...
- Luisa
- Arrischiare che... se è lecito?
- Piero
- Mi risponda.
- Luisa
- Corteggiare una signora, significa... dimostrarle una particolare simpatia.
- Piero
- Come si fa a dimostrargliela?
- Luisa
- Dacché la simpatia esiste...!
- Piero
- E se... (Si morde le labbra).
- Luisa
- (afferrando l'idea al volo). E se non esistesse? Tanto meglio. Nel corteggiare, il cuore non ci ha nulla a che fare.
- Piero
- Benissimo. I mezzi... io voglio... i mezzi.
- Luisa
- I mezzi? Essere assidui presso la signora, mostrarle apertamente in faccia al mondo che la si preferisce a tutte le altre — e ciò senza porre a troppo rischio la sua riputazione. Dirle delle insolenze di buon genere. Mostrarsi tediato quando non si è con lei. Non assumere mai le sue difese, ma non lasciare che altri le assuma.
- Piero
- Bilancio passivo. Veniamo all'attivo.
- Luisa
- All'attivo? La signora in compenso vi permette di farle visite con assiduità, di mostrarle apertamente in faccia al mondo che la si preferisce a tutte le altre, di dirle delle insolenze di buon genere. — Perché mi guarda in quel modo?
- Piero
- Siamo sempre al passivo... e la si direbbe una esposizione finanziaria, la sua.
- Luisa
- Che pretenderebbe lei di più?
- Piero
- Io... nulla.. Solo mi domando, perché c'è della gente che fa la corte ad una signora?
- Luisa
- Vuole che io glielo dica il perché? Perché il mondo è pieno d'imbecilli.
- Piero
- Qui la volevo!
- Luisa
- Il corteggiatore non è mai il preferito.
- Piero
- Ah! C'è un preferito?
- Luisa
- E me lo domanda!
- Piero
- Io? Perché no?
- Luisa
- È un'ingratitudine.
- Piero
- Farei eccezione alla regola, perché io le faccio la corte.
- Luisa
- Davvero?
- Piero
- Come! No?
- Luisa
- Non me ne sono accorta.
- Piero
- Eppure io...
- Luisa
- Da bravo, mi faccia l'enumerazione dei suoi meriti: della sua messa di fondi. Che banchiere!
- Piero
- Che cosa ho fatto fino adesso?
- Luisa
- Né più né meno di quello che fanno tutti.
- Piero
- Tutti!
- Luisa
- Sì. Ha lei rinunziato, in grazia mia, ad una sola delle sue abitudini? Mi ha fatto il sacrifizio di una sola delle sue bizzarrie? Ha lei costretto il mondo a sparlare di me? Com'è novizio! Gliel'ho da insegnar io l'abbicì della vita? E ingenuo a questo segno, lei ha il coraggio di prendere moglie e di volersi felice? Lei ha studiato molto sui libri, signor Piero, ma ve ne ha uno, dei libri, che non conobbe mai: la donna. È molto attraente, e inebriante, e profondo, sa? Guardi, mi dia un filosofo; un filosofo irto di sillogismi e di teorie, un filosofo che abbia sgominata un'accademia, e io lo metto al muro in due parole. No? Sentiamo, risponda a questa interrogazione. — Sa lei perché io le parlo così?
- Piero
- (la guarda stupito e vuol sorridere).
- Luisa
- Avanti, sfoderi la sua scienza... sgomitoli le sue teorie... qui ci sta lo studio... Badi, signor Piero, che sua moglie si chiama Eva, e che il marito d'Eva si chiamava Adamo... e che ci s'è ficcato un serpente di mezzo...
- Piero
- Ma insomma... a che vuole riuscire, lei? Perché mi parla così? Non sono profondo io, glielo confesso senza arrossire... non sono profondo affatto. Perché mi parla così? Perché, lei che è bella, che ha ingegno, che ha cuore, perché vuole aver ricorso a questo impotente scetticismo di mala lega... perché?
- Luisa
- Per convertirmi lei arriva troppo tardi, o troppo presto. Mi risparmi dunque le sue prediche di ben pensante, signor ortodosso della vita. Lei mi ha fatto un complimento e ne la ringrazio. Mi ha detto che sono bella e che ho dell'ingegno. Me lo hanno detto in tanti, che quasi comincio a dubitarne; fortuna che ci sono io per testimoniarmi in favore. Cuore non ne ho.
Pausa.
- Crede lei che non mi conosca, io, che non sia mai discesa a studiarmi quest'anima paralitica? Che siano veri questa miscredenza, questo scetticismo di mala lega, come li chiama lei!? Io credo, io credo, io credo alla felicità, al sorriso, all'amore, alla pace, alla fedeltà, ma a quella degli altri, ci credo... ci credo perché le ho sognate, queste dolcezze, perché vidi che altri le possedeva, non io. Lei vuol bene a sua moglie e sua moglie di ricambio a lei; essi hanno tutto per loro: perché cercar noi, o imbecilli o cattivi; perché farci brillare l'oasi che non raggiungeremo mai, noi, gli assetati nel deserto? Voi avete l'amore, il presente, l'avvenire, l'idillio, i boschi, che sono fatti per voi, la coscienza, la famiglia un giorno, le teste bionde, ricciute, le ingenuità, la bontà, Dio... e noi... noi non siamo le madri, noi, noi, a cui tutti parlano di amore, noi le cortigiane del mondo elegante ed onesto, noi a cui un marito ha dato un nome e nulla più. Perché cercarci? Non è giusto, non è buono quello che fate. Perché dirci «ecco il mio retaggio, mostratemi il vostro»! E se ve lo rubo, il vostro retaggio? E se la frantumo, la vostra felicità? Voi non sapete quello che può l'invidia! Ho ingegno, io, lo so, ma non mi circondano che scemi; ho cuore, sì, ma vivo fra gli egoisti; statemi lontani voi, che avete ingegno e cuore, e che siete contenti... non insultate, non deridete... nascondetelo, il vostro amore... Scusate, sente di tabacco qui dentro.
- Piero
- Povera donna!
- Luisa
- (cambiando tono). Lei fuma alla pipa? Ma conviene smetterla questa abitudine... io ci soffro. Non fumerà più...?
- Piero
- Povera donna!
- Luisa
- Non fumerà più... E siamo amici, non è vero?
- Piero
- Oh sì.
- Luisa
- E quanto al farmi la corte...
- Piero
- Gliela farò a modo mio... colla stima e col rispetto.
- Luisa
- Arrivederla, signor Piero...
- Piero
- L'accompagno.
- Luisa
- No, rimanga... rimanga, le dico..., arrivederla.
Esce.