Chi lascia la via vecchia per la nuova, sa quel che lascia, e non sa quel che trova/Atto secondo/Scena nona
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Piero, poi Servo e Mario.
- Piero
- Povera donna! Ah! Eva, Eva, come mi hai aperti gli occhi, colle tue velleità eleganti!
- Servo
- Il signor Mario Faini.
- Piero
- Seccatore! Avanti.
Servo esce.
- Mario
- (fra sé, entrando). Il marito!
- Piero
- Come va, caro signor Mario? Solo? Lei non mi riconduce mia moglie?
- Mario
- Ah, la sua signora moglie? Io tornavo giusto per sentirne novelle.
- Piero
- Ma non era uscita con lei?
- Mario
- (Sa tutto!) Dirò... Io... cioè no... la signora Eva mi aveva permesso di accompagnarla al Corso; ma appena uscita di casa, accusò un forte mal di testa e mi fece le scuse, dicendo volersi far condurre dal suo tutore, il medico Melando, per consultarlo riguardo le frequenti emicranie onde era assalita. Scesi... e...
- Piero
- Se non le spiace, la aspetteremo insieme.
- Mario
- Se non mi spiace! Oh! se non mi spiace! — Lei è sempre immerso nei suoi studi?...
- Piero
- No... da qualche giorno li ho dimenticati. I miei libri cominciano a impolverarsi.
- Mario
- E fa bene... Guardi... anch'io una volta, non faccio per dire... ma i libri... ebbene, li ho lasciati in un canto e me ne trovo contento. Il mio libro si chiama la vita.
- Piero
- Corbezzoli!
- Mario
- Ah, quello, lo studio in tutte le sue parti e lo disseco... (Fra sé). Parlo bene, per Dio.
- Piero
- E che cosa ha imparato di bello su quel libro?
- Mario
- Che cosa ho imparato? Ho imparato... sicuro. Ecco qui la sua signora moglie.