Chi fosse sano di dentro e di fuore
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Sonetto sopra un festino del medesimo
Chi fosse sano di dentro e di fuore,
e gl’increscesse di star troppo bene,
s’egli non è un matto da catene,
vada al festino del Vicerettore.
5Tu trovi un uscio senza corridore
e una scala per romperti le rene,
che ti gonfia benissimo le vene
e ti tiempie tutto di sudore.
In cima e in faccia a quella è un finestrino
10di dove in dolce modo assottigliato
esce, per agghiacciarti, un ventolino.
Qui s’entra nel salotto deputato,
dove, se tu t’appoggi a un tavolino
o a una sedia, eccoti storpiato.
15Chi poi fosse temprato
d’oro in aceto, e fosse stato forte
a questi tre bei risichi di morte,
avrà la bella sorte,
se si trattiene almeno almen due ore,
20di poter vomitar l’anima e il cuore
medïante un liquore
che sembra consumato alle brigate
d’un par di brache sudicie d’un frate,
le quali siano state
25dieci ore in un bel piccolo paiolo
a borbottar coll’acqua a solo a solo.
Su dunque, io ti consolo,
tu che cerchi malan col fuscellino,
non ti lasciar fuggir questo festino.