Chi ccerca, trova
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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1835
CHI CCERCA, TROVA.1
Se l’è vvorzùta2 lui: dunque su’3 danno.
Io me n’annavo in giù pp’er fatto mio,
Quann’ecco che l’incontro, e jje fo: “Addio.„
Lui passa, e mm’arisponne cojjonanno.
Dico: “Evviva er cornuto;„ e er zor Orlanno4
(N’è ttistimonio tutto Bborgo-Pio)
Strilla: “Ah ccaroggna, impara chi sso’ io;„5
E ttorna indietro poi come un tiranno.
Come io lo vedde6 cór cortello in arto,7
Co’ la spuma a la bbocca e ll’occhi rossi
Cùrreme8 addosso pe’ vvenì a l’assarto,9
M’impostai cór un zércio10 e nnun me mossi.
Je fesci fà ttre antri11 passi, e ar quarto
Lo pres’in fronte, e jje scrocchiòrno l’ossi.12
4 settembre 1835.
Note
- ↑ [Proverbio.]
- ↑ Se l’è voluta, l’ha voluta.
- ↑ Suo.
- ↑ Il tagliacantoni, lo spaccamontagne.
- ↑ Chi sono io.
- ↑ Appena io lo vidi.
- ↑ In alto.
- ↑ Corrermi.
- ↑ All’assalto.
- ↑ Con un selce. [Cioè: “con una di quelle piccole pietre riquadrate, con cui son selciate le strade di Roma.„]
- ↑ Gli feci fare tre altri.
- ↑ Gli scricchiolarono le ossa.