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Sonetti del 1835 273

CHI CCERCA, TROVA.1

     Se l’è vvorzùta2 lui: dunque su’3 danno.
Io me n’annavo in giù pp’er fatto mio,
Quann’ecco che l’incontro, e jje fo: “Addio.„
Lui passa, e mm’arisponne cojjonanno.

     Dico: “Evviva er cornuto;„ e er zor Orlanno4
(N’è ttistimonio tutto Bborgo-Pio)
Strilla: “Ah ccaroggna, impara chi sso’ io;„5
E ttorna indietro poi come un tiranno.

     Come io lo vedde6 cór cortello in arto,7
Co’ la spuma a la bbocca e ll’occhi rossi
Cùrreme8 addosso pe’ vvenì a l’assarto,9

     M’impostai cór un zércio10 e nnun me mossi.
Je fesci fà ttre antri11 passi, e ar quarto
Lo pres’in fronte, e jje scrocchiòrno l’ossi.12

4 settembre 1835.

  1. [Proverbio.]
  2. Se l’è voluta, l’ha voluta.
  3. Suo.
  4. Il tagliacantoni, lo spaccamontagne.
  5. Chi sono io.
  6. Appena io lo vidi.
  7. In alto.
  8. Corrermi.
  9. All’assalto.
  10. Con un selce. [Cioè: “con una di quelle piccole pietre riquadrate, con cui son selciate le strade di Roma.„]
  11. Gli feci fare tre altri.
  12. Gli scricchiolarono le ossa.