Catullo e Lesbia/Varianti/11. - LXXVI
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VIII.
Questo epigramma trovasi diviso in due nei vecchi libri: il primo comincia col verso:
Nunc est mens deducta tua, mea Lesbia, culpa; |
dove altri legge huc in cambio di nunc, e invece di deducta adducta, che è maggior proprietà; il secondo col verso:
Nulla potest mulier tantum se dicere amatamj |
ed è proprio strano che nè il Partenio, nè il Mureto, nè il Fusco avessero sospettato che l’un membro non poteva reggersi senza l’altro. Se ne avvide, egli è vero, lo Stazio, ma la sua proposta di unire la prima parte dell’epigramma al LXXIII: Dicebas quondam, mi pare che manchi di senso comune. Chi restituì al carme la sua integrità fu Giuseppe Scaligero, a cui il Vossio non potè rifiutar la sua lode, egli pur tanto prodigo d’impertinenze a tutti i critici, e segnatamente all’ardito Veronese.
Il Mureto suo; i MS. tuo. Scaligero chiama barbara la prima lezione e s’attiene ai manoscritti; e, in verità, dopo il primo pentametro:
Vere quantum a me, Lesbia, amata mea es, |
la correzione è necessaria ed evidente.