Catullo e Lesbia/Annotazioni/20. A Quinzio - LXXXII Ad Quinctium
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Mario Rapisardi - Catullo e Lesbia (1875)
Annotazioni - 20. A Quinzio - LXXXII Ad Quinctium
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LXXXII.
Pag. 210. Eripere ei noli.
Scongiura l’amico a non volergli rapire il cuore di colei, che gli è più cara degli occhi. Avere a rivale un amico è doppia sventura: si pèrdono due cuori ad un tempo. Catullo non può darsi pace a cotanto dolore, non gli dà l’animo di scagliarsi a tutta prima contro all’amico; gli si getta ai piedi, gli abbraccia le ginocchia, lo prega con le lagrime agli occhi! Quanto saranno più terribili i suoi furori, quando s’accorgerà che l’amico non si smuove alle sue preghiere! Umiliarsi dinanzi all’offensore, e non essere esaudito! Al dolore di perdere un amico, al furore della gelosia, s’aggiunge la vergogna e la rabbia d’un’inutile umiliazione. Non si può non prorompere: l’uomo doventa una tigre.