Canti della guerra latina/Il Rinato
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IL RINATO
[I GENNAIO MCMXVI]
IL RINATO
Non videro la stella d’oriente
i magi, non andava innanzi a loro
ella per scorta su le nevi ardente;
non improvviso udiron elli il coro
5dei Messaggeri in Betleem di Giuda
prostrandosi; non mirra incenso ed oro
offersero alla creatura ignuda
sopra la paglia della mangiatoia
calda di fiati nella notte cruda;
10né, curvi in calca sotto la tettoia
radiosa, i pastori di Giudea
intonarono cantico di gioia.
S’ebbe natività nella trincea
cava il Figliuol dell’uomo; e solo quivi,
15messo in fasce da piaghe, si giacea.
Fasciato di tristezza era tra i vivi
e i morti, solo; e il ferro e il sangue e il loto
erano innanzi a lui doni votivi.
E non piangea, ma intento era ed immoto.
20Laude gli era il rimbombo senza fine
per il silenzio delle nevi ignoto;
cantico gli era il croscio delle mine
occulto; gli era aròmato il fetore
ventato su dalle carneficine.
25E sanguinava in fasce; ed il rossore
si dilatava come immenso raggio,
sicché tutti i ghiacciai parvero aurore,
tutte le nevi parvero il messaggio
dei dì prossimi, l’ombra fu promessa
30di luce, il buio fu di luce ostaggio.
Ed intendemmo la parola stessa
del suo profeta: «Un grido è stato udito
in Rama, un mugolìo di leonessa,
un lamento, un rammarico infinito:
35Rachele piange i suoi figliuoli, e guata
l’ultimo suo non anche seppellito.
Non è voluta esser racconsolata
de’ suoi figliuoli che non sono più.
Una cosa novella, ecco, è creata.
40Il Signore ha creata una virtù
nella carne. Quel ch’apre la matrice
Ei farà santo. Ei semina quaggiù
una semenza d’uomini». Ora dice
una voce: «Io farò rigermogliare
45in carne i tuoi germogli, o genitrice.
Ritieni gli occhi tuoi di lacrimare,
ritieni la tua gola dal lamento;
perché come la rena del tuo mare
t’accrescerò, come la rena al vento
50ti spanderò. Eccoti i tuoi figliuoli
moltiplicati dal combattimento.
Senza sudarii tu, senza lenzuoli,
li seppellisci ed io li dissotterro.
Rifioriranno ai tuoi novelli soli,
55alla nova stagione ch’io disserro».
E quivi il Figliuol d’uomo era, il Rinato;
e quivi erano il loto e il sangue e il ferro.
E con fasce da piaghe era fasciato;
e sanguinava senza croce, come
60per il colpo di lancia nel costato.
Ma «Colui ch’è il più forte» era il suo nome.