Canti dell'ora/I. Fantasie/Anime lontane
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ANIME LONTANE
La forza tenebrosa
che sconvolge la terra ov’è sepolta,
turbinando ogni cosa
come ’l vento le nubi indietro avanti,
fa che ignoti s’incontrino talvolta
da immense lontananze i veri amanti.
Da lontananze immense
vengono, con le mani già protese
tremando. Intanto dense
nebbie avvolgono l’anime d’affanno.
La lingua manca; e ’l cor si fa palese
al modo strano di parlare ch’hanno.
Parlano, ma diverso
l’uno intende da quel che l’altro dice.
Sempre ’l fiore va perso
di lor parole. E più l’uno si sforza
disasconderlo, e più della radice
l’altro assaggia l’amara unica forza.
Ma gli sguardi! le offese
essi no che non sanno e i disincanti
de l’anime incomprese:
gli sguardi che di luce hanno idioma
onde le più lontane disianti
cose insieme amoreggiano. E la chioma
di un’umile alberella
io vidi sparsa ne la faccia pura
d’una sua cara stella.
E vidi ’l sole ch’alto trionfava
lasciarsi far per gioco un po’ paura
dal cipressetto mio che lo toccava.
Sembrano pur vicine
le amanti cose belle! e sono tanto
lontane! e senza fine
da un incubo premute di misteri,
che le farà soffrire chi sa quanto,
come noi fanno i nostri desideri.
Ch’altro ell’è mai la luce
se non d’amplessi una visibil brama,
la quale arde e riluce
come la stella in tra la chioma suole
de l'umile alberella sua che l’ama,
o quando indulge al cipressetto il sole?
E ch’altro la bellezza
di forme e di colori, e così pieno
il cielo di dolcezza,
se non la gioia d’impeti viventi
ch’espandono qual onda senza freno
de la luce gli eterni abbracciamenti?
Così se di faville
l’aria avvampano i cenni e le dimande
ch’ardono le pupille
de’ veri amanti, un lume di speranza
quest’è, fervido più quanto più grande
fra quelli ’l vuoto de la lontananza.
Chè del pari vicini
sembrano i veri amanti; e il cupo cielo
sta fra i loro destini
non mutabili mai. Non forza audace
d’amor trapasserà quel chiuso velo,
non silente agonìa, non umil pace.
Proseguono lontani,
poi ch’hanno sciolte da la stretta amica
le lor tremanti mani;
dove la notte e il turbine li porta
ciascuno compirà la sua fatica
fin che s’acqueti dentro a l’ombra morta.
Ma tu, luce, che ardi
e valichi gli abissi e i mondi abbracci,
di quei ridenti sguardi
lampeggiasti una volta, e l’infinita
via del mistero da quel dì ne tracci
con le brame ch’eternano la vita
de’ veri amanti. Il raggio
in cui s’infuse l’anima co’l riso
seguirà ’l suo viaggio
senza fine, per quanto il sole accerchia
de l’aer nostro, e correrà indiviso
nel tempo che le umane età soverchia.
Le cose belle allora
svegliate al senso di quei caldi baci
benediran l’aurora
e i doni suoi. Semplicette, non sanno
la malìa de gli spiriti vivaci
ch’han sembianza di luce e vanno e vanno.