Caccia e Rime (Boccaccio)/Rime/XXXVI

XXXVI. Scrivon alcun, Parthenope, syrena

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XXXVI.


Scrivon alcun1, Parthenope, syrena
     Ornata di bellezze et piena d’arte,
     Aver sua stanza electa in questa parte2
     Tra il coll’herboso et la marina rena,
     Et qui lasciat’anchor d’età non piena5
     Le membra sua, che or son cener sparte,
     E il nome suo in più felice carte
     E in questa terra fertile et amena3.

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Et com’a lle’ fu il ciel mite et benigno,
     Così a le poi nate par che sia:10
     Et io, miser a me, sovente il provo,
     Veggendo bella la nemica mia
     Vincer ogni mia forza col suo ingegno,
     Ver me monstrando sempre sdegno nuovo.


Note

  1. Per esempio, tra gli scrittori che il Boccacci conobbe, Plinio (Hist. nat., III, 9) e Solino (De mir. mundi, 2), i quali però dicono assai poco di Partenope. Il solo Plinio è citato, intorno alla sepoltura di questa sirena, nella Genealogia deorum del nostro poeta (VII, 20). Nel racconto, derivato da tradizioni orali, che la Fiammetta fa nell’Ameto sull’origine di Napoli, Partenope è raffigurata non come sirena, ma come ‘vergine sicula’.
  2. Dove oggi è Napoli.
  3. Partenope lasciò il suo nome alle più felici carte, ossia agli scritti degli antichi (cfr. qui sopra la n. 2) e alla città che più tardi fu detta Napoli.