Busto Arsizio - Notizie storico statistiche/Parte I/I
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I.
Etimologia del nome Busto — Origine e vicende del borgo
fino alla caduta dell’impero Romano.
Se l’etimologia di Busto sia etrusca o gallica non posso con certezza definirlo, ignorandosi la vera fonte dalla quale deriva il vocabolo1. Se la parola si vuole di conio latino, si ha Bustum, che significa tomba o sepolcro. Si aggiunge che tra i paesi denominati dal luogo, ove furono abbruciati cadaveri, v’ha, non molto lungi da Busto, Galliasco2, che suona Gallici corpi o Galliche tombe; e Arsasco, altro nome greco-latino, rimasto alla campagna vicina a Galliasco, e che vale similmente arsi corpi3. Vi fu pure chi derivò l’appellativo di Arsizio dalle molteplici arti a cui attesero i Bustesi, come se si fosse voluto dire Artitium. Etimologia, come ognun vede, in urto colle leggi della genesi dei vocaboli. Ecco il guasto patito dalle parole rimescolate per lungo tempo dal vulgo, che d’ordinario sfigura colla sua pronuncia la natía loro sembianza e ne confunde i primitivi elementi. Ben più probabile è che il qualificativo d’Arsizio venisse attribuito a Busto nel secolo IX a cagione di un grave incendio sofferto4. Altri opinarono invece, appoggiati alla tradizione, che venisse chiamato Arsizio dal fuoco appiccato al borgo nel 1176 dalle truppe dello sconfitto imperatore Barbarossa. Ma ciò non può ammettersi, perchè Busto si chiamava già Arsizio, alcuni anni prima di quella famosa battaglia, come si ha da una pergamena dell’Archivio diplomatico di Milano, del 28 di febrajo del 1171 proveniente dal monastero di S. Vittore al Corpo, ove leggesi che un certo Suzio milanese impegnò all’abbate di quel monastero le sue tenute in Limido, Baradegio, Tainate, Limbiate, Gorgonzola, Maniago, et Busti Arsizo.
Ma come poteva essere altrimenti circa l’incendii, se a quell’epoca le case costruivansi di legno co ’l tetto di paglia anche nelle stesse città; come evitare il disastro, se la causa era sì prossima? Infatti, a malgrado di tutte le precauzioni suggerite dalla necessità, e d’una legge che proibiva di accendere il fuoco ne’ giorni di vento gagliardo li incendii erano frequenti. Ma questi diminuirono notabilmente allorchè si fabricarono case con pietre e mattoni, e s’introdussero nelle città e borgate machine opportune a spegnere il fuoco.
L’origine di Busto, che al pari di molte città sorse in tempi da noi rimoti, è involta nelle tenebre delle favolose tradizioni. L’indagarne quindi i principii è un problema che spetta al vasto campo delle congetture. Sei secoli prima della nascita di Cristo, i Galli, varcate le Alpi sotto la condutta di Belloveso, e venuti a battaglia con li Etruschi popolo assai temuto e che in allora aveva il dominio della nostra penisola, riportarono sopra di questi una compiuta vittoria. Secondo Tito Livio, questo avvenimento ebbe luogo non molto lungi dal Ticino5. È fama che nel territorio di Busto il conduttiere dei Galli facesse ardere i corpi degli estinti guerrieri. Quivi, a poco a poco, sorsero alcune capanne, che, moltiplicatesi co’l crescere degli anni, formarono un aggregato di abitazioni, ruinate poi dai Galli Senoni. Allettati questi dall’idea di dominio e dalla natura del suolo, convertirono quel luogo in un ricetto di avventurieri, che per opporsi alle scorrerie di altre bande alpestri costrussero sette torri e le fornirono alla meglio di presidii. Caduto in potere dei Romani, i quali stabilirono nell’Insubria le proprie colonie, Busto fu da loro ristaurato ed ampliato, come quelli che non miravano a distruggere i paesi, ma bensì a sottometterli6. Queste per altro non sono che sbiadite rimembranze de’ primi tempi di Busto.
Note
- ↑ La ricerca intorno alle origini dei nomi corografici fu mai sempre il tormento degli eruditi, il che non fa punto meraviglia, ove si consideri che lo stesso nome si presta sovente a due o più interpretazioni.
- ↑ Vedi Battaglia del Ticino tra Annibale e Scipione del prof. Giovanni Battista Gianni. Milano, 1824.
- ↑ La pratica degli antichi di abbruciare i corpi degli estinti in una battaglia, fu suggerita loro dal timore che, lasciando i cadaveri alla scoperta, potessero generare la peste. Quanto ai morti di qualche nome, si dava loro conveniente sepoltura, poichè, giusta le opinioni religiose di que’ tempi, consideravasi come una sventura l’esser privo di tomba, ed esposto alla voracità delle fiere e degli uccelli.
- ↑ Così il Rampoldi nella Corografia d’Italia.
- ↑ Nelle vicinanze di Busto e precisamente alla Cascina delle Corde nella quale, come afferma d’aver udito un nostro archeologo vivente, esisteva un tempo una grangia di monaci, si ritrovarono, allorchè si costruiva la strada postale, molte urne cinerarie etrusche, di cui parte furono ritirate dall’ingegnere Giuseppe Brivio, e parte dal dottor Ercole Ferrario.
- ↑ Parecchie monete d’oro de’ tempi romani si rinvennero nel 1847, mentre si ricostruiva un muro d’un casamento di proprietà degli eredi Travelli situato nel vicolo de’ Visconti.