Donato Bramante

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XVIII XX
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XIX.



     Messer io non so far tante frappate
Nè vendervi vesciche per lanterne,
Che negli enigmi il ver mal si discerne:
4Per tanto io parlerò, sì che intendiate.

     Erno le calze mie tutte stracciate
Unte più che tovaglie da taverne
Tal che i ginocchi per pietà fraterne
8L'un pianse ad un balcon, l'altro andò frate.

     Elle han messo appetito a più d'un sordo,
Vedendole aprir gli occhi in sul sedere,
11Delle mie belle carni fatto ingordo.

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     Or questi dì ch'io son stato a giacere
Col corpo infermo e col cervel balordo
14N'ho fatto manteghete da crestere

     Sperandone anche avere
Da voi un par, sì come siete usato,
17Ch'amor, dal canto mio, non è mutato.