Ben Hur/Libro Ottavo/Capitolo II
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Traduzione dall'inglese di Herbert Alexander St John Mildmay, Gastone Cavalieri (1900)
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CAPITOLO II.
Un’ora dopo la scena del terrazzo, Balthasar e Simonide, quest’ultimo accompagnato da Ester, si ritrovarono nella sala grande del palazzo, e, mentre discorrevano fra loro, comparvero Ben Hur ed Iras. Il giovane Ebreo, precedendo la sua compagna, si avvicinò dapprima a Balthasar, scambiando i saluti d’uso, indi si volse verso Simonide, ed alla vista d’Ester trasalì.
Avviene qualche volta che il nostro cuore si mostra capace d’accogliere due passioni dominanti ad una volta. L’ardore dell’una non esclude la coesistenza dell’altra, a condizione però che questa rimanga in uno stato poco più che latente. Le speranze ed i sogni nutriti da Ben Hur, l’influenza esercitata su di lui dalle condizioni del paese, insieme al fascino dalla bella Egiziana, avevano fatto del giovane, nel più largo significato mondano della parola, un uomo ambizioso; e di mano in mano che questa sua passione si accresceva, le risoluzioni e gl’impulsi d’altri tempi andavano impercettibilmente, ma sicuramente affievolendosi, fin quasi a perdersi nell’oblìo. Non giudichiamolo troppo severamente, caro lettore. Il dimenticare è un facile peccato in gioventù, e poi nel caso particolare di Ben Hur, era ben naturale che le sue sventure ed il mistero in cui era avvolto il destino della sua famiglia, sempre meno lo preoccupassero quanto più vicina facevasi la meta delle sue nuove aspirazioni.
Come dicemmo, egli rimase sorpreso al vedere il cambiamento che il tempo aveva operato nell’aspetto della bellissima Ester, e nell’istante in cui si arrestò a contemplarla una voce interna corse a rammentargli i voti dimenticati ed i negletti doveri.
Per un momento ne fu turbato, poscia, ritornando padrone di sè, esclamò: — «Pace a te, dolce Ester, e a te, Simonide, che all’orfana facesti da padre. Che la benidizione del Signore ti protegga!» —
Ester lo ascoltò cogli occhi fissi a terra. Simonide rispose:
— «Faccio eco al saluto che ti diede il buon Balthasar! — Figlio di Hur, che tu sia il benvenuto nella casa di tuo padre! Siedi e narraci dei tuoi viaggi, di ciò che tu hai fatto e del meraviglioso Nazareno. Siedi fra noi due, onde non ci sfugga una parola.» —
Ester con premurosa sollecitudine gli avvicinò una sedia.
— «Grazie,» — le disse Ben Hur, con riconoscenza.
Sedutosi e scambiate alcune parole di poco momento, prese a dire:
— «Ho a parlarvi del Nazareno.» —
I due vecchi lo guardarono subito con vivo interessamento.
— «Per molti giorni io l’ho seguito, tenendolo d’occhio con febbrile ansietà. Lo vidi in tutte le possibili circostanze in cui e dato di vegliare e di giudicare un uomo ed ora vi dico che mentre ho la certezza ch’egli sia un uomo come lo sono io stesso, non sono meno certo ch’egli ha qualcosa di più.» —
— «Di più, in che modo? — chiese Simonide.
— «Ecco, ve lo dirò....» —
Una persona entrò in quel momento e l’interruppe. Ben Hur si volse, mandò un grido di gioia, e, alzatosi, le corse frettolosamente incontro. — «Amrah!» — «esclamò — «mia buona e vecchia Amrah!» —
Essa venne lentamente a lui, e gli astanti che videro la gioia dipinta sul volto dell’affettuosa vecchia non si accorsero neppure che quel volto era ingiallito come un’antica pergamena e solcato di rughe.
Essa si prostrò ai piedi del padrone, ne abbracciò le ginocchia e gli baciò ripetutamente le mani, ma quando questi, abbracciatala, le chiese — «Buona Amrah, e tu non sai nulla di loro, — non una parola, non un cenno?» — la poveretta scoppiò in singhiozzi più eloquenti d’ogni parola.
Per qualche tempo nessuno parlò; finalmente Ben Hur, a stento trattenendo le lagrime, di cui come uomo si vergognava in presenza di terzi, disse solennemente:
— «Che la volontà di Dio sìa fatta!» — indi, riuscendo a vincere la propria emozione, proseguì. — «Vieni, Amrah, siedi vicino a me. No? non vuoi? ebbene sta pure ai miei piedi mentre io narro a questi miei buoni amici la storia di un uomo meraviglioso che è venuto al mondo.» —
Essa si scostò ed accovaciatasi per terra, colle spalle appoggiate alla parete e le mani incrociate sulle ginocchia, diede a vedere agli altri che l’unico suo desiderio era quello di contemplare il padrone.
Ben Hur, facendo un inchino ai due vecchi, riprese:
— «Non vorrei rispondere alla domanda fattami circa al Nazareno prima di narrarvi le cose che ho veduto fare, e tanto più ch’egli stesso sarà qui domani per recarsi al Tempio, ch’egli suol chiamare la casa di suo Padre, ed ove si proclamerà. Per cui sapremo domani chi di voi, Balthasar o Simonide abbia ragione.» —
Balthasar si fregò le mani tremanti, e domandò:
— «Dove dovrò andare per poterlo vedere?» —
— «La ressa della folla sarà enorme; sarà meglio pertanto che voi andiate sui terazzi dei chiostri, del Tempio, sul tetto del portico di Salmone.» —
— «Potrai tu venire con noi.» —
— «No» — rispose Ben Hur — «I miei amici avranno forse bisogno di me nella processione.» —
— «Processione?» — chiese stupito Simonide — «Viaggia egli pomposamente con seguito?» —
Ben Hur s’affrettò a rispondere:
— «Egli ha seco dodici uomini, pescatori, coltivatori della terra, e un oste, tutti di bassa condizione; viaggiano tutti a piedi, senza badare al vento, al freddo, alla pioggia ed al sole. Al vederli sostare di sera a mangiare un tozzo di pane prima di cericarsi sulla nuda terra nella pubblica via, mi parve di contemplare una banda di pastori reduci dal mercato col loro gregge. Solo quando il Nazareno solleva il fazzoletto per guardare qualcuno o per scuotere la polvere dal capo, mi vien dato di riconoscere ch’Egli non è solo loro compagno, ma anche loro Maestro, e non meno loro superiore che amico.» —
— «Voi» — continuò Ben Hur, dopo una breve pausa — «siete uomini accorti. Sapete benissimo come noi siamo schiavi di certi motivi impellenti, e come sia poco meno di una legge della nostra natura lo spendere la vita nel cercare di raggiungere il benessere e felicità; ora, ricordando questa legge, la quale ci permette di conoscere noi stessi, che direste voi d’un uomo, il quale potrebbe esser ricco per la facoltà da lui posseduta di convertire in oro le pietre ch’egli calpesta, e che ciò non ostante preferisce rimaner povero?» —
— «I Greci lo chiamerebbero filosofo» — osservò Iras.
— «No, figliuola» — fece Balthasar — «i filosofi non hanno mai posseduto una tale facoltà.» —
— «Come sai tu che quell’uomo la possiede?» —
Ben Hur rispose senza esitare. — «Lo vidi cambiar l’acqua in vino.» —
— «Strano, stranissimo» — mormorò Simonide — ma quello che a me sembra più meraviglioso ancora, si è ch’egli preferisca rimaner povero, mentre potrebbe essere ricco. E’ egli poi tanto povero?» —
— «Non possiede nulla e non invidia i beni di alcuno, anzi, compiange i ricchi, — Ma andiamo avanti. Che direste voi, se vedeste un uomo moltiplicare sette pani e due pesci in tale quantità da satollare cinquemila persone e avanzargli ancor piene le ceste?» —
— «L’hai tu veduto far questo?» — chiese Simonide.
— «Sicuro, e mangiai io stesso di quei pani e di quei pesci. Ma c’è del più meraviglioso ancora:» proseguì il narratore — «Che direste voi d’un uomo, dotato della virtù di guarire gli ammalati, al punto che col solo toccar loro un lembo della veste, e anche semplicemente col volger loro la parola da lontano, ottiene la loro guarigione? Anche questo io vidi, non una volta, ma ripetutamente.
All’uscire della città di Gerico due ciechi lungo la via chiamarono il Nazareno; egli toccò loro gli occhi ed essi videro. Gli fu portato un paralitico incapace di muoversi; egli pronunciò semplicemente le parole: — Vanne alla tua casa — e l’uomo se n’andò guarito. Che dite di queste cose?» —
Il negoziante non sapeva che cosa rispondere.
— «Credete voi, come ho udito dire, ch’egli altro non sia che un abilissimo cerretano? A questo rispondo col narrarvi cose maggiori ch’io lo vidi compiere. Voi conoscete bene quella maledizione di Dio, detta la lebbra, cui solo sollievo è la morte?» —
A queste parole Amrah sussultò, e fece per alzarsi, poi s’arrestò porgendo attento orecchio.
— «Che cosa direste» — continuò sempre più infervorandosi Ben Hur — «se aveste veduto ciò ch’io sto per raccontarvi? Un lebbroso venne al Nazareno, mentre io mi trovava con lui in Galilea, e gli gridò — Signore, se tu vuoi, puoi liberarmi da questo male. — Egli toccò il lebbroso con una mano, dicendogli: — Che tu sia purificato — ed istantaneamente quell’uomo ridivenne sano come ogn’uno di noi spettatori, che in gran numero fummo presenti alla meravigliosa guarigione» —
Amrah ascoltava agitata e febbricitante; le indebolite sue facoltà mentali a mala pena le consentirono di seguire e comprendere le parole del padrone.
— «Poscia» — continuò Ben Hur — «dieci lebbrosi vennero in una sol volta a lui, e cadendogli ai piedi, gridarono: — «Maestro, Maestro, abbi pietà di noi!» — egli rispose loro: — Andate a mostrarvi al sacerdote, com’è prescritto dalla legge, e prima ancora d’arrivare da lui sarete guariti.» —
— «E lo furono? —
— «Strada facendo la loro infermità scomparve e nulla rimase a rammentarli della malattia fuorchè le luride vesti.» —
— «Di simili fatti non si ebbe mai contezza finora in Israele — mormorò Simonide, e mentre gli sfuggivano queste parole, Amrah si alzò ed uscì senza che alcuno se n’accorgesse.» —
— «Vi lascio immaginare quali pensieri suscitassero in me atti simili, compiuti sotto i miei propri occhi» — proseguì Ben Hur — «Eppure i miei dubbi,» i miei sospetti, il mio stupore dovevano ricevere nuovo alimento. — Non ignorate come sia impetuoso ed irrequieto il popolo di Galilea; dopo anni d’attesa nulla poteva più frenarlo. — «Egli esita a proclamarsi» — dicevano tutti — «Ebbene obblighiamolo a farlo.» — Io stesso, lo confesso, era impaziente. S’egli doveva essere Re, perchè aspettare? Le legioni erano pronte, e così avvenne che un bel giorno, mentr’egli insegnava in riva al mare, volemmo a tutta forza incoronarlo, ma egli ad un tratto scomparve, per ricomparire in seguito su di un legno che s’allontanava dalla costa. — Buon Simonide, i desiderii pei quali sogliono impazzire gli altri uomini sono sconosciuti a costui; le ricchezze, il potere, persino una regal corona offerta dall’amore d’un gran popolo, non hanno attrattiva per lui; che ne dite?» —
Il negoziante col capo abbassato sul petto, era tutto assorto in una profonda meditazione. Rialzando finalmente il capo e disse con fermezza: — «Il Signore vive, e le parole dei profeti non possono mentire. Il tempo non è ancora maturo; la giornata di domani risponderà.» —
— «Sia pur così» — soggiunse Balthasar con un sorriso, ed anche Ben Hur disse — «Sia pur così» — Poi continuò: — «Non ho ancora finito. — Da questi atti così stupefacenti da non essere al disopra d’ogni sospetto per parte di chi non fu, come me, presente egli stesso, passiamo ad altri ben più meravigliosi e quelli dalla creazione del mondo in poi, vennero sempre ritenuti come trascendenti la potenza umana. Ditemi se vi fu mai alcuno che abbia strappato alla morte la sua preda, che abbia restituita la vita a chi l’aveva perduta, chi se non...» —
— «Dio» — interruppe Balthasar in tono riverente.
— «Oh, saggio Egiziano. Io non voleva pronunciare quel nome che voi stesso mi ponete sulle labbra. Che cosa diresti tu, ed anche tu Simonide, se aveste visto come vidi io, un uomo il quale, con poche parole, senza cerimonie e senza maggior sforzo di quello che faccia una madre per isvegliare un suo bimbo addormentato, disfa l’opera della morte? Ciò accadde a Nain. Stavamo per entrare in città, quando ne uscì un corteo recando un morto al cimitero; seguiva il convoglio una donna che piangeva dirottamente. Mosso a pietà il Nazareno le parlò, poi, toccata la bara gridò a colui che giaceva — «Alzati» — subito il morto s’alzò e parlò.
— «Dio solo può far ciò» — esclamò Balthasar rivolto a Simonide.
— «Badate bene» — continuò il narratore, — ch’io vi racconto solo le cose da me vedute alla presenza di una quantità d’altre persone. Sulla strada per venire qui fui testimonio d’un fatto ancor più incredibile, — In Bethania aravi un’uomo di nome Lazzaro, che morì e fu sepolto. Egli vi giaceva da quattro giorni, quando il Nazareno vi si fece condurre. Levata la pietra che chiudeva la tomba scorgemmo il cadavere fasciato ed in decomposizione. Molti erano i presenti e tutti udimmo distintamente le parole del Nazareno pronunciate ad alta voce. — «Lazzaro vieni fuori» — e non potrei descrivervi che cosa io provassi al vedere quell’uomo alzarsi e venire a noi avvolto nel sudario — «Toglietegli le lenzuola di dosso» — ordinò il Nazareno, e lasciatelo andare.» — Ed allorquando le lenzuola gli furon levate, dal volto del risuscitato vedemmo il sangue scorrere di nuovo nel corpo emaciato e l’uomo ritornare quale era prima d’ammalarsi. Egli vive tuttora e chiunque può vederlo; — voi stessi potete recarvi da lui domani. Ed ora non occorre aggiunger altro, ma a voi domando quello che Simonide ebbe a domandarmi e cioè — «Non è egli più d’un uomo?» —
La domanda, fatta in tono solenne, venne dapprima accolta in silenzio, ma diede luogo in seguito ad una lunga discussione che durò fin oltre la mezzanotte. Simonide non poteva risolversi a rinunciare alla propria interpretazione dei profeti, e Ben Hur sosteneva ch’entrambi i vecchi avevano ragione, poichè, secondo lui, il Nazareno era il Redentore come voleva Balthasar, ed anche il Re predestinato, come riteneva Simonide. Finalmente s’alzò e disse;
— «Domani vedremo. Sia pace a voi tutti» — e con questo saluto si ritirò per ritornare a Bethania.