Autobiografia (Monaldo Leopardi)/Capitolo XVII

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XVII.

Alla gioventù non si nieghi qualche denaro.

Le pene amorose non furono le sole che contristarono la mia dimora in Pesaro ma vi sperimentai altra sorta di angustie sconosciute fino a quel tempo. I miei congiunti mi educavano nella abbondanza e quasi nella profusione di tutto e inoltre ero libero a sodisfare qualunque capriccio perchè tutti gli artieri obbedivano alle mie ordinazioni, tutti i mercanti e bottegai mi davano quante merci domandavo, e i miei tutori pagavano tranquillamente. Nessuno però mi dava denaro, e questa mancanza tollerabile appena nella casa paterna, era desolante in tempo di lontananza. Generoso per natura forse un po’ troppo, e trovandomi in società numerose e brillanti, il giuoco, il caffè, ed altre emergenze quotidiane mi rendevano necessaria qualche piccola spesa, [p. 23 modifica]e mi mancava ogni mezzo per sostenerla. La indifferenza dei miei congiunti in questo punto sembra inconcepibile, perchè dovevano limitarmi alla vita di un ragazzo di diciassette anni, ovvero dovevano somministrarmi i mezzi per corrispondere alle circostanze nelle quali mi collocavano. Veruno però se ne dava pensiero, e quando scrivevo al canonico Carlo mio prozìo e tutore che sosteneva l’amministrazione del patrimonio mi mandava uno scudo, e molti avvertimenti di spenderlo con giudizio. Mi trovai dunque frequentemente in situazioni angustiosissime, e mi venivo aiutando con piccole bugie e raggiri, di avere smarrita la borsa, di dovere cambiare una cedola, e di altre bagattelle che forse tutti intendevano, e che anche adesso mi richiamano sul volto i rossori. Fortunatamente non caddi in bassezze e bricconate e sostenni la riputazione di galantuomo, ma i padri e quelli che dirigono la gioventù gli diano denaro se non possono tenerla lontana dalle occasioni urgenti di spenderlo. La necessità fa oltrepassare tutti i confini, e niente arresta un uomo che ha rotto il freno del pudore e della educazione. Probabilmente molti di quelli che vivono senza onore, furono compatibili assai quando mancarono la prima volta alla verità, alla giustizia.