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del conte monaldo leopardi 23

e mi mancava ogni mezzo per sostenerla. La indifferenza dei miei congiunti in questo punto sembra inconcepibile, perchè dovevano limitarmi alla vita di un ragazzo di diciassette anni, ovvero dovevano somministrarmi i mezzi per corrispondere alle circostanze nelle quali mi collocavano. Veruno però se ne dava pensiero, e quando scrivevo al canonico Carlo mio prozìo e tutore che sosteneva l’amministrazione del patrimonio mi mandava uno scudo, e molti avvertimenti di spenderlo con giudizio. Mi trovai dunque frequentemente in situazioni angustiosissime, e mi venivo aiutando con piccole bugie e raggiri, di avere smarrita la borsa, di dovere cambiare una cedola, e di altre bagattelle che forse tutti intendevano, e che anche adesso mi richiamano sul volto i rossori. Fortunatamente non caddi in bassezze e bricconate e sostenni la riputazione di galantuomo, ma i padri e quelli che dirigono la gioventù gli diano denaro se non possono tenerla lontana dalle occasioni urgenti di spenderlo. La necessità fa oltrepassare tutti i confini, e niente arresta un uomo che ha rotto il freno del pudore e della educazione. Probabilmente molti di quelli che vivono senza onore, furono compatibili assai quando mancarono la prima volta alla verità, alla giustizia.

XVIII.

Le prime idee dei giovani devono venire osservate e dirette.

Quelli però che ho narrati furono i più piccoli mali recatimi dalla dimora in Pesaro la quale mi cagionò altro danno gravissimo e incalcolabile che nessuno conobbe e che io ho avvertito solamente dopo venti anni. Il marchese Mosca mio zio educato nella Corte di Parma pareva che