Asolani/Libro terzo/VII

Libro terzo - Capitolo VII

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Tacque Lavinello così un poco, detto che egli ebbe infin qui, e, come aviene che si fa ragionando, sostatosi, ricoglieva spirito per riparlare, quando la Reina, soavemente alquanto sopra sé recatasi, così a.llui con sereno aspetto cominciò, e disse: - Bene avete fatto, Lavinello, per certo a sovenirci ora di quello, poeti e versi ricordandoci, di che per aventura la vaghezza de’ vostri ragionamenti, tacendol voi, ci arebbe tenuta obliosa. Perciò che, avendo i vostri compagni, sì come noi abbiamo inteso, tra gli loro ragionamenti di questi dì cotante e così belle rime mescolate, che le vostre donne udite hanno, non volete ancor voi ora alcuna delle vostre mescolare e tramettere in questi parlari, che noi eziandio ascoltiamo, poscia che le loro non abbiamo ascoltate?
- Se io rime avessi, Madonna, - rispose con riverente fronte Lavinello - le quali di tanto fossero di quelle de’ miei compagni più vaghe, di quanto sete voi delle nostre donne maggiore, io per aventura potrei oggi senza biasimo d’arroganza recitarne alcuna, sì come essi fecero hieri e dianz’hieri le molte loro, che voi dite. Ma io non le ho pure di gran lunga al nostro picciolo primier cerchio bastevoli, non che elle ardissero di lasciarsi in così ampio teatro, quale la vostra presenza è, in alcuna guisa sentire. Per che piaccia più tosto a Vostra Maestà di non mi porre addosso quel peso, che io portar non posso.
- Voi di troppo ci onorate - riprese la Reina - con la vostra grande humanità, e le vostre donne si potranno di voi dolere, le quali noi come sorelle onoriamo. Ma, lasciando ciò andare, voi di certo ci fareste ingiuria, se di quello non voleste rallegrarci, di che hanno i vostri compagni le loro ascoltatrici rallegrate e di che tuttavia sentiamo che sete abondevole e dovizioso ancor voi -.
Per la qual cosa non trovando Lavinello via come onestamente ricusare gliele potesse, dopo altre parole, sì di madonna Berenice, che la Reina cortesemente pregava che al tutto lo facesse dire alcuna canzone, e sì di Gismondo, che diceva che egli n’era maestro, esso così disse: - Io dirò, Madonna, poi che così piace a Vostra Maestà; e dirò pure come io potrò, e poscia che a questo fare mi chiamate ora, che io delle tre innocenti maniere di diletti che bene amando si sentono, vi ragionava, quello di loro, che tre mie canzoni nate ad un corpo ne raccogliessero già, in parte vi racconterò, acciò che io così, più tosto questo rischievole passo valicato, l’altra parte de’ miei ragionamenti possa con più sicuro piede fornire. - E ciò detto, così incominciò la primiera: