Libro terzo - Capitolo IV
Comportevoli poteano essere amendue le openioni, Madonna, hieri a voi dalle nostre donne e loro questi giorni da’ miei compagni recitate, e di volontà si sarebbe la lor lite terminar potuto senza nuovo giudicio alcuno, se, l’uno dalla noia e l’altro dalla gioia, che essi amando sentono, sollecitati, la giusta misura nel giudicare passata non avessero e la libertà del dire portata ciascuno in troppo stretto e rinchiuso luogo. Perciò che, per comprendere in brieve spazio tutto quello in che essi occuparono lunga ora, se, come hanno voluto dimostrarci, l’uno che Amore sempre è reo, né può esser buono, e l’altro che egli sempre è buono, né può reo essere, avessero così detto che egli è buono e che egli è reo, e oltre a.cciò non si fossero iti ristrignendo, di meno si sarebbe potuto fare di dare ora questo disagio a Vostra Maestà d’ascoltarmi. Perciò che nel vero così è, che Amore, di cui ragionato ci s’è, può essere e buono e reo, sì come io m’accostarò di far lor chiaro. E quantunque, di queste loro tali e così fatte openioni, manifestamente ne segua convenirsi di necessità confessare che almeno l’una non sia vera, perciò che esse tra sé si discordano, non pertanto eglino sopra ciò in cotal guisa le vele diedero de i loro ragionamenti, che senza fallo e l’una e l’altra sono potute a gli ascoltanti parer vere, o almeno quale sia la men vera sciorre non si può agevolmente; il che tuttavia che amendue sieno false non è picciol segno, con ciò sia cosa che la verità, quando ella è tocca, saglie quasi favilla fuori delle bugie, subitamente manifestandosi a chi vi mira. E certo molte cose hae raccolte Perottino, molte novelle, molti argomenti recati per dimostrarci che Amore sempre è amaro, sempre è dannoso; molti dall’altra parte Gismondo in farci a credere che egli altro che dolcissimo e giovevolissimo essere non possa giamai. L’uno doglioso, l’altro festoso è stato. Quegli piangendo ha fatto noi piagnere, questi motteggiando ci ha fatti ridere più volte. E mentre che in diverse maniere ciascuno e con più amminicoli s’è ingegnato di sostentare la sua sentenza, dove gli altri per trarne il vero disputano, che in dubbio sia, essi con le loro dispute l’hanno posto in quistione dove egli non v’era. Ora non aspettino i miei compagni che io a ciascuna parte m’opponga delle loro contese, che sono per lo più di soverchio. Io di tanto con loro garreggierò, di quanto fie bastevole a fargli racconoscenti delle loro torte e mal prese vie.